
Il cambiamento climatico minaccia i piccoli di pinguino imperatore
Il pinguino imperatore, simbolo della fauna dell’Antartide, è sempre più vicino al rischio di estinzione. L’allarme arriva da un recente studio, pubblicato sulla rivista scientifica Nature Communications: Earth & Environment, secondo il quale la popolazione di questi animali è andata incontro a un crollo drammatico, facendo registrare una diminuzione che supera persino le peggiori previsioni elaborate con i modelli informatici.
Il 22% di pinguini in meno in 15 anni
Un team di scienziati della British Antarctic Survey ha utilizzato immagini satellitari ad alta risoluzione per osservare 16 colonie situate nella Penisola Antartica, nel Mare di Weddell e nel Mare di Bellingshausen. Queste colonie rappresentano circa un terzo della popolazione globale di pinguini imperatore, stimata in circa 250.000 coppie riproduttive. Le rilevazioni, condotte tra il 2009 e il 2024, hanno evidenziato un declino del 22%, nettamente superiore al 9,5% stimato in precedenza dagli esperti.
A mettere a rischio il futuro del pinguino imperatore è il cambiamento climatico: il riscaldamento globale sta assottigliando e destabilizzando il ghiaccio marino su cui i pinguini fanno i loro nidi, con conseguenze letali. Nei territori di alcune delle colonie prese in considerazione, il ghiaccio si è per esempio sciolto completamente prima che i piccoli sviluppassero le piume impermeabili necessarie per sopravvivere nelle gelide acque.
Il riscaldamento globale sta inoltre inducendo un maggiore avvicinamento dei predatori, aumentando ulteriormente i rischi per i pinguini appena nati. In assenza di rischi dalla pesca o dall’inquinamento, sono quindi le conseguenze dirette o indirette del cambiamento climatico a minacciare il pinguino imperatore, riducendo le possibilità di sopravvivenza dei piccoli.
Tutto dipende dall’uomo
La ricerca si è concentrata su immagini satellitari raccolte nei mesi di ottobre e novembre, prima che l’oscurità invernale cali sull’Antartide. In futuro, si prevede l’impiego di altre tecnologie, come per esempio il radar o la termografia, per monitorare la popolazione anche durante i mesi più bui e ampliare lo studio a tutte le colonie presenti in Antartide.
Le prospettive per il futuro non sono comunque incoraggianti. I modelli attuali indicano infatti che, se le emissioni globali di gas serra non verranno drasticamente ridotte, il pinguino imperatore potrebbe avvicinarsi all’estinzione entro la fine del secolo.
C’è anche la possibilità che alcune colonie si spostino ancora più a sud, verso zone più fredde, ma non è certo per quanto tempo potranno sopravvivere in quei nuovi territori. Da qui l’appello degli scienziati autori dello studio: solo un impegno concreto per il clima potrà garantire la sopravvivenza di questa straordinaria specie, che vive e si riproduce in uno degli ecosistemi più vulnerabili del pianeta.
Il più grande di tutti
Il pinguino imperatore è così chiamato perché è il più grande e il più elegante dei pinguini: può raggiungere l’altezza di 115 cm e da adulto pesa intorno ai 40 kg.
Si tuffa nelle gelide acque dell’Antartide per cacciare pesci, krill e calamari riuscendo a raggiungere i 600 m di profondità e potendo resistere fino a 20 minuti in apnea.
Ha una vita media di 20 anni e rappresenta l’unica specie che si riproduce durante l’inverno antartico: i maschi incubano un uovo tra le zampe, proteggendolo da temperature che possono arrivare a - 60°C.