Per ubbidire non bisogna leggere

Giovanni

Morandi

Il fanatico non ha bisogno di pensare perché il suo sapere è totale e non ha bisogno di leggere perché le sue convinzioni sono già formate. In 33 anni dalla pubblicazione dei “Versi satanici“ Hadi Matar, l’americano di origine libanese che ha pugnalato Salman Rushdie, accusato di aver bestemmiato contro il Profeta, ha raccontato di non aver mai letto il libro di Rushdie, di non aver mai comprato quel libro, né toccato o sfogliato. Alla domanda del poliziotto ha risposto che le sue conoscenze si sono limitate a spippolare il computer occhieggiando in alcune interviste dell’autore blasfemo, che ovviamente ha trovato poco simpatico. Così come ha raccontato di non ricordare bene quali pagine del libro abbia sfogliato (nessuna). E di non aver sentito la necessità di approfondire le ragioni del piano che intendeva realizzare in attuazione della condanna a morte di Rushdie pronunciata dallo ayatollah Khomeini trent’anni fa.

Il fanatico obbedisce senza bisogno di capire e da questo punto di vista è una figura di una grande tragica attualità, in tempi in cui i despoti hanno bisogno della massima libertà e dunque della massima obbedienza e dunque di uomini che condividono o che non condividono ma che obbediscono al potere e si sottopongono alla sua volontà. Paradossalmente quasi ogni dittatura ha bisogno di avere come simbolo un libro, che sia il Libro Verde di Gheddafi o il libro rosso di Mao. O un libro che sia preso a simbolo del nemico, come i “Versi satanici“. Che siano letti o no poco conta perché non sono strumenti del pensiero o della ragione ma feticci di cui il potere ha bisogno per imporsi e calpestare i diritti del popolo oppresso.

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