Giovedì 18 Aprile 2024

PAVAROTTI E I CAVALLI UN AMORE INTERNATIONAL

di Umberto Martuscelli

Luciano Pavarotti amava i cavalli. Una passione forte, non di quelle di superficie: una sensazione profonda, radicata, probabilmente collegata in qualche modo alla sensibilità creativa e musicale che lo ha fatto diventare il mito che tutti conosciamo. Che tutto il mondo ha conosciuto. Cavalli e musica del resto hanno composto spesso un binomio di grande eccellenza fondato sul ritmo, sulla delicatezza, sull’armonia, sulla rappresentazione della bellezza: come se uno fosse la metafora dell’altro.

Luciano Pavarotti amava i cavalli e di conseguenza gli piaceva enormemente stare con i cavalli. Lui ha montato, finché il tempo e il fisico glielo hanno permesso, ed è stato anche proprietario di cavalli affidati a importanti cavalieri italiani. Tuttavia la sua più grande ed eloquente manifestazione di amore e passione per lo sport equestre ha un nome ben preciso: Club Europa. Vale a dire il suo centro ippico alle porte di Modena all’interno del quale è stato organizzato per undici anni – dal 1991 al 2001 – uno dei concorsi ippici internazionali di salto ostacoli più importanti del mondo: per l’appunto il ’Pavarotti International’. Un evento che per la scena sportiva italiana ha rappresentato una fulminante accelerazione verso il futuro.

Durante il decennio degli anni Ottanta si è affermato in Europa un fenomeno di fondamentale portata per lo sport equestre: il professionismo agonistico. Dei cavalieri, ma anche degli organizzatori: con il fondamentale ruolo degli sponsor, altra figura emersa con evidenza dirompente in quell’arco di tempo. Grazie a professionismo e a sponsorizzazioni è cambiata enormemente la modalità di organizzazione degli eventi agonistici in Europa durante quel decennio. Ma non in Italia: noi siamo rimasti ancorati a una tradizione e a un passato che senza essere corroborati dal ritmo del progresso hanno rappresentato solo un fardello che ha rallentato sensibilmente la nostra velocità di allineamento ai cambiamenti che stavano avvenendo ovunque. Questa è la ragione per cui – ad esempio – il concorso ippico internazionale ufficiale di Roma durante gli anni Ottanta ha vissuto momenti piuttosto oscuri, non essendo più inserito nell’agenda dei più forti cavalieri del mondo proprio a causa di una sua obsoleta visione organizzativa. Ed essendo quello di Roma comunque il più importante concorso ippico d’Italia, ciò ha voluto dire che in Italia i migliori cavalli e i migliori cavalieri del mondo non è stato possibile ammirarli in… carne e ossa, di certo non tanto quanto era accaduto in precedenza lungo la meravigliosa e affascinante storia del ‘teatro’ di Piazza di Siena.

Poi è arrivano lui, Luciano Pavarotti: lanciando nel 1991 il ’Pavarotti International’. Da subito un concorso di sapore veramente europeo, affidato alle capacità organizzative della stessa squadra che organizzava (e organizza tuttora) i grandi appuntamenti internazionali di Londra e di Windsor guidata da Simon Brooks-Ward (a partire però dalla seconda edizione: la prima gestita invece da una équipe messicana). Montepremi stellare, organizzazione moderna ed efficiente, strutture favolose, e naturalmente il richiamo di un personaggio del calibro di Luciano Pavarotti: un successo formidabile e immediato. Improvvisamente tutto il meglio del salto ostacoli mondiale si è catapultato in Italia per i quattro giorni del concorso: la prima edizione dal 12 al 15 settembre.

Un concorso ippico internazionale ufficiale, tra l’altro, cioè uno Csio, proprio come quello di Roma: in un’epoca in cui la Federazione Equestre Internazionale ne autorizzava uno solo per nazione con le sole eccezioni della Germania (retaggio della divisione del Paese in due) e degli Stati Uniti (data la vastità del territorio), a dimostrazione di quanto il carisma e il prestigio di un personaggio del calibro di Big Luciano contasse anche a livello politico.

Il ’Pavarotti International’ collegato al grande concerto ’Pavarotti and Friends’ è stato quindi un appuntamento di massimo livello mondiale in cui sport, musica, spettacolo, cause nobili (i proventi del concerto in beneficienza) si sono intersecati inestricabilmente. Ma per gli appassionati di salto ostacoli è stata soprattutto l’occasione per poter vedere da vicino e con i propri occhi i più forti campioni del pianeta. E per lo sport equestre italiano una ‘spinta’ poderosa verso il futuro.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro