Martedì 16 Aprile 2024

Parkinson, passi in avanti per prevenire la malattia

Un nuovo studio ha individuato un gene in grado di produrre una proteina capace di proteggere i neuroni dalla degenerazione causata dalla malattia

Nuove speranze per i malati di Parkinson

Nuove speranze per i malati di Parkinson

Si chiama gene Fer2 la nuova speranza per i malati di Parkinson. Una ricerca dell’Università di Ginevra, appena pubblicata sulla rivista Nature Communications ha individuato in questa particella una potenziale soluzione alla degenerazione neurologica tipica del mordo, aprendo a nuovi e interessanti scenari nella lotta contro il Parkinson.

Un gene contro il Parkinson

Una piccola parte del cervello, chiamata sostanza nera, è responsabile del controllo sui movimenti del corpo. In quest’area ci sono anche i neuroni dopaminergici, che svolgono un ruolo fondamentale per lo sviluppo del Parkinson in quanto, con la loro progressiva distruzione, sono la causa dei sintomi tipici della malattia, come i movimenti muscolari sempre più complicati. Analizzando le modalità della degenerazione dei neuroni dopaminergici nei moscerini della frutta, gli scienziati svizzeri sono riusciti a scoprire che in quest’area dell’encefalo c’è un gene – chiamato Fer2 – che potrebbe avere effetti protettivi contro il Parkinson. Sarebbe Fer2, infatti, a produrre una proteina capace di limitare la degenerazione neuronale e limitare i sintomi del morbo.

Sui moscerini delle frutta funziona

Lo studio dell’Università di Ginevra ha dimostrato che aumentando l’espressione del gene Fer2 nei moscerini della frutta, la degenerazione neuronale è regredita. La causa di questa ridotta alterazione sarebbe da ricercare – secondo gli scienziati – in un maggior stress ossidativo (causato proprio dal gene Fer2) dei radicali liberi, tra le cause principali della distruzione dei neuroni dopaminergici e dell’avanzare del morbo. La ricerca si è spostata ora quindi ad analizzare anche nei topi un gene capace di un’azione simile. Un passaggio fondamentale che – se confermato da ulteriori studi - potrebbe aprire scenari importanti anche sugli esseri umani che lottano contro il Parkinson.

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