Giovedì 25 Aprile 2024

Parigi vuole (l’archivio) Offenbach tutto per sé

La Biblioteca nazionale di Francia lancia una sottoscrizione per acquisire le carte del padre dell’operetta e del can-can nato in Germania

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di Giovanni Serafini

La Germania lo perse la prima volta quando Jakob Offenbach, nato a Colonia il 20 giugno 1819, scelse la Francia e Parigi come patria di adozione. Rischia di perderlo adesso per la seconda volta se la Bibliothèque Nationale de France, che ha aperto una sottoscrizione da qui alla fine dell’anno, riuscirà ad acquisire lo straordinario archivio in larga parte inedito del compositore. Il più francese dei musicisti tedeschi, il “prussiano” che fu uno dei maggiori protagonisti della scena operistica del Secondo Impero, aveva scelto Parigi come suo palcoscenico ideale. Rossini lo aveva addirittura definito "il piccolo Mozart degli Champs-Elysées".

L’archivio, passato alle quattro figlie del compositore dopo la sua scomparsa nel 1880 e via via ai successivi eredi, comprende numerosi documenti personali di Offenbach, trecento lettere, una quantità di fotografie, ritratti, dipinti e materiale contabile dei teatri che aveva lanciato, oltre alla sua bacchetta di direttore e al suo pianoforte verticale Pleyel.

Comprende anche e soprattutto manoscritti e partiture orchestrali autografe (tra cui Barkouf del 1860, La granduchessa di Gerolstein del 1867 e La principessa di Trebisonda del 1869) che ci permettono di percorrere l’intero processo creativo del padre dell’operetta: da Ba-ta-clan, cineseria musicale del 1855, a Orfeo all’inferno del 1858, da La vie parisienne del 1866 a La Périchole del 1868, da Fantasio del 1872 fino ai tre atti dei Racconti di Hoffmann pubblicati postumi nel 1881 che andrebbero a completare il quarto atto già in possesso della Bibliotèque.

Una collezione monumentale, che aggiunta ai fondi già detenuti dalla Bnf costituirebbe la più grande documentazione al mondo sulla vita di un genio per troppo tempo sottovalutato.

Oggi ricordiamo Offenbach soprattutto per gli scatenati cancan, in particolare il Galop infernal di Orfeo all’inferno, e per le cento operette apparentemente leggere e fatue che furono il simbolo della Belle Époque : in realtà fu molto di più, un musicista raffinato ed estroso, osservatore e interprete di una società ritratta in modo graffiante e ironico ma sempre con affetto e complicità. Scriveva perfettamente in francese e malissimo tedesco. Da Londra, dove ottenne un successo trionfale nel 1844, scrisse a un amico: "Nonostante tutti gli omaggi ricevuti non vedo l’ora di tornare nella mia cara, bella Parigi. Soltanto lì ritrovo il mio respiro".

Era arrivato nel 1833 nella capitale francese per studiare musica. Aveva 14 anni. Parigi era all’epoca un miraggio per tutti i talenti d’Europa, un mito per i giovani affamati di arte e libertà. Fu subito accettato da Luigi Cherubini, direttore del Conservatorio, che pure qualche anno prima aveva rifiutato l’accesso al dodicenne Franz Liszt. Riconoscente, Jakob decise di cambiar nome: da quel momento in poi fu Jacques Offenbach.

Era nato il 20 giugno 1819 in una famiglia israelita; suo padre Isaac cantava nelle sinagoghe. Fu suonando per pochi spiccioli nelle sale dei boulevards che Jacques divenne “un vero parigino”. Nel 1835, a 16 anni, ottenne un posto di violoncellista all’Opéra Comique: lì conobbe nel 1841 Herminie Manuela de Alcain, 17 anni, figlia di un generale spagnolo esiliato in Francia. Fu un colpo di fulmine che durò tutta la vita. Per sposarla decise di convertirsi al cristianesimo.

Nominato direttore d’orchestra alla Comédie Française, si lanciò in rischiose avventure finanziarie creando il Théatre des Jeunes Elèves e più tardi le Bouffes-Parisiens, perennemente ai bordi del fallimento. Naturalizzato francese, ottenne grandissimi successi in tutta Europa e in America, ma questo non lo protesse da attacchi antisemiti violentissimi. Perfino Wagner si unì al coro della vergogna: lo paragonò a "un letamaio fumante in cui si rotolano tutti i maiali d’Europa".

Avvilito dalle calunnie e dalle insinuazioni, minato dalla malattia, spossato dal lavoro, morì a Parigi il 5 ottobre 1880. Aveva 61 anni. La Francia gli offrì solenni esequie alla Madeleine e una sepoltura nel cimitero di Montmartre. Il “prussiano” era finalmente ridiventato parigino.

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