Mercoledì 24 Aprile 2024

Il monologo cult di Paolo Sorrentino sulla scuola a 'Call my agent - Italia'

Il regista premio Oscar parla con il suo agente dell'esperienza di una riunione nell'istituto del nipote, vissuta insieme ad altri genitori

Paolo Sorrentino

Paolo Sorrentino

Roma, 26 gennaio 2023 - Il regista Paolo Sorrentino protagonista di un monologo carico di verità e ironia nel secondo episodio di 'Call my agent - Italia' su Sky. Il premio Oscar ha messo al centro del suo monologo-dialogo con l'agente Vittorio Baronciani un argomento delicato come quello della scuola e dei genitori. Dopo essere passato nella sede della agenzia che lo rappresenta (la CNA) per spiegare che, dopo 'The Young Pope' e 'The New Pope', ha in mente di girare 'The Lady Pope' con Ivana Spagna protagonista, Sorrentino si affaccia in una terrazza. Sigaro in mano, il regista interloquisce con l'agente Baronciani e parla della sua recente esperienza in una riunione a scuola insieme a cui ha portato il nipote, uno dei famosi incontri fra genitori e professori.

Il testo del monologo di Paolo Sorrentino

Sabato i genitori lavoravano, allora io ho portato mio nipote all’incontro trimestrale a scuola genitori-figli.

Sono la cosa più prossima alla morte.

Perché puoi trovare, nella scuola, il sentimento più orrendo dell’essere umano: l’entusiasmo immotivato.

Ha cominciato un genitore che suonava la batteria. Ha detto: “Io posso fare un corso pomeridiano di batteria per i bambini”. C’è stata una ola dei genitori.

A quel punto la moglie, che insegna macarena, ha detto: “Facciamo un corso di macarena, la macarena è importantissima, sprigiona la creatività”. Applausi, giubilo, un consenso generale dei genitori.

Un altro genitore, tracagnotto, uno di quelli che hanno un sacco di tempo libero, ha detto: “Ma io guardo ciclismo in televisione dalla mattina alla sera, io posso fare un corso di ciclismo”. C’è stato un entusiasmo generale come in preda a una droga più o meno sconosciuta.

Tutti quanti hanno detto: “Ma è un’idea bellissima, nel mondo dovrebbero esserci solo ed esclusivamente le biciclette, perché le macchine e i motorini inquinano”.

A quel punto la maestra mi guardava: lo sapevo, stava arrivando a me. Ha detto: “Sorrentino, lei potrebbe prendere una telecamera e filmare tutti i corsi che ci sono”.

Però il consenso lì è stato più moderato, perché il critico cinematografico, come sai bene, alligna con perseveranza nel cuore del genitore moderno.

Io, un po’ imbarazzato, ho balbettato, ho detto: “Guardate, i miei figli ormai sono grandi, però quando erano piccoli andavano semplicemente a scuola e poi il pomeriggio giocavano per i fatti loro. Anche in vacanza sono andati molto di rado, perché io e mia moglie d’estate lavoravamo. E tutto sommato mi sembrano felici ‘sti ragazzi”.

Hanno fatto scendere su di me un silenzio che si tributa solo agli ergastolani.

Un nonno, ex hippy, ha detto, con la mascella serrata: “Delinquente”.

E un’altra signora, madre di un figlio unico, mi ha puntato il dito e ha detto: “Assassino!”

A quel punto io ho scritto una lettera.

A Dio. Gli ho scritto: “Dio occupati tu dell’educazione. Dei genitori“.

È una storia vera e, tu lo sai, la verità al cinema funziona solo con quei registi un po’ rachitici. Avari. Io so’ generoso.

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