Venerdì 19 Aprile 2024

Sanremo 2020, il rap di Paolo Palumbo: "Canto la Sla al festival"

Oristano, il 22enne salirà sul palco dell’Ariston: da quattro anni combatte contro la distrofia. Il fratello sarà con lui: "È un vero eroe"

Paolo Palumbo, 22 anni, assieme ad Amadeus che condurrà il festival (Ansa)

Paolo Palumbo, 22 anni, assieme ad Amadeus che condurrà il festival (Ansa)

Oristano, 26 gennaio 2020  - "Se esiste una speranza ci voglio provare. Per volare mi bastano gli occhi, sono la montagna che va da Maometto, pur restando disteso sul letto". È un vero e proprio rap contro la malattia che lo ha colpito quattro anni fa, quando ne aveva appena 18, la canzone che Paolo Palumbo, aspirante chef oristanese, il più giovane malato di Sla (Sclerosi laterale amiotrofica) di tutta l’Europa, canterà mercoledì 5 febbraio sul palco dell’Ariston al Festival di Sanremo. "È un vero eroe, un vero guerriero", dice ammirato il fratello Rosario che lo segue come un’ombra.

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Parole e musica sono sue. E la malattia che gli ha tolto la voce non gli impedirà di cantarla. Come? Lo farà con gli occhi, attraverso un sintetizzatore vocale che gli ‘presta’ il suono. E pazienza, come recita proprio il testo della canzone, con un misto di rabbia e ironia, se la sua nuova voce sembra quella alla cassa automatica di ‘un casello autostradale’. Sul letto in cui è costretto dal 2016 nella casa del centro storico di Oristano, dove vive con i genitori e il fratello, cura ogni dettaglio della sua partecipazione alla kermesse canora. Sul palco del Festival non sarà solo, accanto a lui ci saranno altri due sardi, il rapper Kumalibre (ovvero Cristiano Pintus), e il musicista Andrea Cutri alla buca dell’orchestra. All’Ariston, Paolo ci arriverà in ambulanza con un’équipe medica che gli garantirà l’assistenza e l’ossigeno di cui ha bisogno per sopravvivere dopo l’intervento di tracheotomia di una ventina di giorni fa.

Paolo e Rosario sono come fratelli ‘siamesi’, il loro rapporto è diventato ormai simbiotico. La lotta di Paolo contro la Sla è diventata quella di Rosario. Da qualche mese c’è una speranza in più. Paolo e stato ammesso al protocollo sperimentale ideato dall’azienda americana ‘BrainStorm Cellular Therapeutics’: è stato scoperto che alcune terapie riducono il numero di recidive, ritardano la progressione della disabilità e limitano l’attività della malattia. Per accedere all’arruolamento, poter pagare le cure e soggiornare in Israele o negli Usa serve però un mucchio di soldi. Una cifra molto alta (vicina al mezzo milione di euro), ma è un obiettivo raggiungibile con l’aiuto di tutti (c’è una sottoscrizione già lanciata) e la partecipazione a Sanremo serve anche a questo. "Paolo è un combattente, ha un carattere forte, ha una scorza dura – ha raccontato recentemente Rosario alla Tv Sardegna live –. Sognava di fare lo chef e di frequentare l’accademia di Gualtiero Marchesi, ma la Sla si è presentata pochi mesi prima che iniziasse a fare i test di ingresso".

La serata a Sanremo sarà diversa da quelle che Paolo e Rosario hanno vissuto in questi quattro anni. "La sua giornata è strettamente legata alla mia. Le notti sono interminabili e molto dure: si sveglia spesso, ci chiede di girargli la testa e sistemargli le gambe. Fino alle 17 c’è il fisioterapista, poi guardiamo qualche programma di cucina sull’Ipad o spostiamo Paolo in salotto, sulla sua amata poltrona, dove può finalmente usare il comunicatore ottico. Viene costantemente nutrito con i sali minerali e aiutato dalla respirazione artificiale. Aspettiamo la sera e andiamo a letto verso le 2 di notte". Ora Paolo freme in vista della sera del 5 febbraio, una notte magica. "Sanremo è il regalo più bello che la vita potesse farmi – dice attraverso il suo ‘collaboratore sonoro’ –. Il mio carattere non mi ha mai portato a vedere il bicchiere mezzo vuoto. Sono sempre andato avanti malgrado le difficoltà che la vita mi ha messo davanti e la mia positività mi ha permesso di fare cose che prima della Sla non avrei mai immaginato".

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