Oscar 2022, la guerra in Ucraina irrompe a Hollywood e accende i riflettori su Belfast

La sfida per chi si porterà a casa più statuette sarà tra 'Il potere del cane' e 'Coda', ma non è esclusa qualche sorpresa

Una scena di Belfast di di Kenneth Branagh

Una scena di Belfast di di Kenneth Branagh

E se tra i due litiganti – 'Il potere del cane' e 'Coda' – alla fine vincesse 'Belfast'Mai come quest’anno l’assegnazione degli Oscar 2022 può diventare la cartina di tornasole dello stato di cambiamento di Hollywood, della sua industria, della sua vocazione Usa-centrica. Si sa che per la prima volta nella storia dell’Academy, gli Oscar maggiori potrebbero andare a film prodotti e distribuiti da piattaforme streaming (non dalle classiche Major), film neanche usciti in sala, come appunto "Il potere del cane" di Jane Campion firmato Netflix e "Coda" di Sian Heder firmato Apple Tv.

Ma non è questa la sola prima "rivoluzione" possibile. Ora dopo ora la guerra in Ucraina appare sempre più come il convitato di pietra della 94ª cerimonia che si terrà nella notte tra domenica 27 e lunedì 28 (diretta italiana su Sky, Now e Tv8 a partire dalle 00.15). Per decenni la grande festa hollywoodiana ha di fatto tenuto fede al famoso motto a stelle e strisce "not in my back yard": al gran galà portiamo il lutto per le tragedie del mondo okay ma fino a un certo punto, a meno che non riguardino il "nostro cortile" (le nostre guerre, i nostri soldati).

Fatto sta che quest’anno - invece - il rumore delle bombe in Ucraina pare sempre più vicino a riecheggiare anche all’interno del Dolby Theater: una delle tre presentatrici, la comica Amy Schumer, aveva suggerito alcuni giorni fa di dare spazio nel corso dello show a Volodymyr Zelensky, magari in un collegamento via satellite. L’ipotesi, non commentata ufficialmente dagli organizzatori, sembrava svanita nel nulla  finché proprio nelle scorse ore è stata rilanciata dal New York Post che sostiene che – secondo alcune fonti dell’Academy – sia possibile che Zelensky "appaia brevemente" in video.

Se la guerra in corso in Europa divenisse all’improvviso una priorità anche nel tempio dell’entertainment Usa-centrico,  potrebbero di conseguenza rafforzarsi le  possibilità di vittoria di un premio 'maggiore all’unico film tra i candidati che di una guerra – in Europa – racconta con passo "classico" l’orrore. E il film in questione è 'Belfast', di Kenneth Branagh: il conflitto è visto (in bianco e nero) attraverso gli occhi di Kenneth bambino, e la forza dell’opera sta proprio nel mostrare l’estrema  assurda “normalità“ con cui l’odio fratricida arriva  a devastare le vite delle persone. La guerra nordirlandese è riassunta tutta - più o meno - in una strada, la strada di un quartiere popolare di Belfast dove abita la famiglia di Branagh: 1969, il giorno prima ogni cosa è tranquilla al suo posto - i soliti sorrisi, i soliti debiti -, il giorno dopo i protestanti attaccano le case dei cattolici, e il nemico è il vicino della porta accanto, quello con cui hai sempre condiviso canzoni, preoccupazioni, pinte di birra e giocato a pallone, e invece all’improvviso la paura prende a passeggiare con lui sul tuo marciapiede, e all’imbocco della strada si alzano barricate e filo spinato, e arrivano i carri armati, poi le pallottole. E niente, niente è mai più come prima, se non l’amore della tua famiglia. "Non importa quanto vai lontano. Non dimenticherai mai da dove arrivi", dirà la nonna Judi Dench al piccolo Branagh, e poi a se stessa: "Vai adesso, non ti voltare".

La guerra in Ucraina convitato di pietra agli Oscar 2022? A finirci dentro è per assurdo persino il giapponese 'Drive My Car' candidato sia tra i migliori film in assoluto, sia tra i migliori film internazionali (dove gareggia con il nostro Sorrentino): la bellissima opera di Ryusuke Hamaguchi è incentrata sull’elaborazione del lutto e sulla capacità salvifica – rispetto ai nostri sensi di colpa, rispetto alla capacità di continuare a essere umani – dell’arte. Colpisce che quest’arte che salva, nel film tratto da un racconto di Murakami e ambientato in parte in un luogo simbolo assoluto dell'incubo della guerra come Hiroshima, sia una pièce teatrale in cui non c’è rimedio al dolore degli sconfitti, ma nonostante tutto c’è il reclamo al loro diritto di vivere. Questo teatro salvifico, nel film giapponese, è  il teatro russo: Zio Vanja. Cechov.