Oscar 2021, come cambia la cerimonia in epoca Covid

Lo show risente della pandemia di Coronavirus: ci saranno location in tutto il mondo, invitati ridotti, ma niente zoom e mascherine

Oscar e Coronavirus

Oscar e Coronavirus

La pandemia di Coronavirus non ha solo costretto l'Academy of Motion Picture Arts and Sciences (AMPAS) a posticipare di due mesi la cerimonia degli Oscar 2021, stabilendo la nuova data nella notte fra il 25 e 26 aprile. Ha anche complicato enormemente l'organizzazione dell'evento. Tanto che a gestire lo show è stato chiamato uno dei registi più celebrati di Hollywood, Steven Soderbergh, che in quest'occasione ha lavorato insieme alla produttrice Stacey Sher e al produttore Jesse Collins. Ecco le principali soluzioni che hanno elaborato.

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Niente zoom, gli invitati saranno in presenza

Molte cerimonie di inizio 2021, ad esempio quella dei Grammy, hanno scelto di svolgersi con i candidati in diretta zoom, ognuno da casa propria o da una location scelta autonomamente, indossando gli abiti che preferivano (talvolta anche il pigiama). Soderbergh e soci hanno invece deciso che tutti coloro che sono in nomination dovranno comparire in presenza, però non nel medesimo posto, perché non sarebbe possibile garantire l'osservanza delle norme anti Covid: le due adunate principali saranno a Los Angeles, presso la Union Station e presso il Dolby Theatre (tradizionale location degli Oscar). Altre si svolgeranno in giro per il mondo, ad esempio a Parigi e Londra (quest'ultima sarà la più partecipata). Le regole di accesso e presenza saranno quelle già in vigore per i set cinematografici, con tanto di tamponi e test sierologici a certificare l'assenza di malattia. Chi non potesse essere presente, perché ad esempio risultato positivo, non potrà in ogni caso ricorrere a zoom: se vincerà, l'Academy ritirerà il premio in sua vece. Infine, un eventuale red carpet dovrà essere ridotto per durata, numero di fotografi e giornalisti.

Dress code e mascherine

Potranno partecipare alla cerimonia solamente coloro che sono in nomination, i loro ospiti e i presentatori. Se non rientri in queste categorie resti a casa, anche se sei un pezzo grosso di Hollywood. Chi invece sarà presente dovrà indossare l'abito elegante e non dovrà indossare la mascherina fino a quando le telecamere saranno in funzione: l'intenzione dei produttori è di gestire la diretta come se fosse un film, alternando inquadrature e location adottando un "approccio da montatori". Dunque, come accade su un set, chi sta in scena non indossa protezioni, che invece diventano obbligatorie a telecamere spente (per esempio durante le pause pubblicitarie).

Il pre-show con le migliori canzoni originali

I cinque brani candidati come migliore canzone originale saranno eseguiti nella loro interezza durante un pre-show di 90 minuti, intitolato 'Oscars: Into the Spotlight' e presentato da Ariana DeBose e Lil Rel Howery. Il brano 'Husavik' (dal film 'Eurovision Song Contest - La storia dei Fire Saga') sarà eseguito in un teatro della cittadina islandese Husavik. Gli altri quattro, compreso quello cantato da Laura Pausini, andranno in scena sulla Dolby Family Terrace dell'Academy Museum of Motion Pictures.

Niente presentatore unico

Per il terzo anno consecutivo non avremo un unico presentatore della serata. Al suo posto un parterre di star incaricate di alternarsi. Al momento ne sono state annunciate quindici: sono Angela Bassett, Halle Berry, Bong Joon Ho, Don Cheadle, Bryan Cranston, Harrison Ford, Regina King, Marlee Matlin, Rita Moreno, Reese Witherspoon, Zendaya, Renée Zellweger, Joaquin Phoenix, Brad Pitt e Laura Dern. Gli ultimi quattro hanno vinto l'Oscar come attrici e attori nell'edizione 2020 e riprendono la tradizione che ad annunciare i nuovi vincitori siano coloro che hanno conquistato la statuetta l'anno precedente.

Interviste a tutti i candidati

Steven Soderbergh, Stacey Sher e Jesse Collins hanno chiesto a tutti i candidati di farsi intervistare per raccontare la loro storia personale e cosa li ha condotti al traguardo della nomination. Dire "tutti i candidati" significa non soltanto quelli più famosi, ad esempio attori e registi, ma anche coloro che lavorano in settori meno sotto i riflettori. L'idea è che ognuno contribuisce ai film in quanto raccontatori di storie, dunque le singole storie personali andranno a comporre un affresco complessivo del cinema.