Martedì 23 Aprile 2024

Oscar 2018, trionfa 'La forma dell'acqua'. Miglior attrice Frances McDormand

Al film di del Toro quattro premi. Miglior sceneggiatura non originale per 'Chiamami col tuo nome' di Guadagnino

Oscar 2018, Guillermo del Toro (Ansa)

Oscar 2018, Guillermo del Toro (Ansa)

Los Angeles, 5 marzo 2018 - Oscar 2018. Al Dolby Theatre di Los Angeles la 90esima edizione dei premi cinematografici più prestigiosi del mondo riscalda il cuore dell'Italia con il premio, attesissimo, alla migliore sceneggiatura non originale per il film di Luca Guadagnino "Chiamami col tuo nome". James Ivory (camicia col volto di Chalamet, 89 anni, il più anziano della storia ad aver vinto un Academy Award non alla carriera) riceve la statuetta e ringrazia: "Che sia gay o etero, ognuno di noi ha vissuto il suo primo amore, e tutti siamo passati indenni da queste emozioni grazie alle nostre famiglie", ed è tutto qui il senso del film, il racconto di un cuore adolescente alle prese con l'esplosione anche drammatica del sentimento, confortato dall'arcadia multiculturale, magnifica quanto forse impossibile di una famiglia comprensiva, totalmente inclusiva. Un apologo contro la violenza del potere, sulla potenza dell'umanità e sull'inclusione della diversità, è il miglior film 2018, "La forma dell'acqua" di Guillermo del Toro, la storia di una ragazza delle pulizie nell'America della Guerra fredda, muta in seguito a torture e trasfigurata in principessa danzante dall'amore per un mostro gentile. E "inclusione" - ancora, parità di salario - è la parola che sottolinea nel suo discorso di ringraziamento la migliore attrice, la "mamma femminista" Francis McDormand" di "Tre manifesti a Ebbing, Missouri".

Emma Stone 4

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La cerimonia si  apre con l'Oscar al migliore attore non protagonista: l'Oscar va subito a Sam Rockwell, il grandissimo poliziotto razzista di "Tre manifesti" a Ebbing: Rockwell dà vita a un personaggio indimenticabile, va detto, disturbante persino fisicamente, incarnazione perfetta dello spirito del film: la stolida arroganza del potere e al contempo la possibilità ultima di redenzione. La dedica di Rockwell tocca il cuore: "Al mio amico Philip Seymour Hoffman", il più grande attore delal sua generazione scomparso all'improvviso e troppo presto. Presentatore della cerimonia, per il secondo anno di fila, è Jimmy Kimmel, comico e conduttore della Abc: la battuta della serata: “Il nostro amico qui - indicando la statuetta dell'Oscar - è la persona più rispettata e ammirata a Hollywood, guardatelo: tiene le mani bene in vista, non dice mai parolacce e soprattutto, non ha un pene! È un maestro di virtù!”.

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Dopo l'Oscar al trucco per "L'ora più buia", tocca al monumento hollywoodiano Eva Marie Saint ("Intrigo internazionale", "Fronte del porto") annunciare l'Oscar per i costumi: "Il filo nascosto", l'"Otto e mezzo"  di Paul Thomas Anderson. E' Greta Gerwig ad annunciare l'Oscar per il documentario: "Icarus", su sport doping e Russia, di Bryan Fogel, batte la favorita Agnes Varda. Miglior montaggio sonoro è quello di "Dunkirk"; miglior sonoro, ancora, "Dunkirk". Migliore scenografia (e set decoration) "La forma dell'acqua" (dunque niente di fatto per l'italiana Alessandra Querzola, "Blade Runner 2049"). Direttamente da "West Side Story" torna nel 2018 Rita Moreno per annunciare l'Oscar al miglior film straniero:  "Una donna fantastica" di Sebastiàn Lelio, Cile, protagonista una donna trans discriminata per il suo amore con un uomo più anziano di lei. Siamo alla migliore attrice non protagonista: come da ampie previsioni (e da Golden Globe) l'Oscar va alla mamma cattiva di "I, Tonya" Allison Janney, bellissima signora dalla verve cougar classe 1959, da anni protagonista insopportabile e perfetta (ancora una madre impossibile) del telefilm "Mom". 

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Miglior cortometraggio d'animazione (annunciato da Mike Hamill-anziano Luke Skywalker e dal robottino Bb8 degli ultimi Star Wars) è "Dear Basketball", con Kobe Bryant che ringrazia la figlia in italiano ("Ti amo con tutto il mio cuore"); migliore cartoon "Coco" ("Viva Mexico e America latina", urla Hammil), e la produttrice Darla K Anderson ringrazia la moglie Kori Rae. Subito dopo l'attrice trans di "Una donna fantastica" Daniela Vega - per la prima volta una trans sul palco degli Oscar - annuncia l'esibizione di Sufjan Stevens, candidato per "Mystery of Love", la canzone del film di Luca Guadagnino "Chiamami col tuo nome". 

Effetti speciali: l'Oscar va a "Blade Runner 2049". Bello come il sole, anzi come Damiano dei Maneskin, Matthew McConaughey annuncia l'Oscar al miglior montaggio: è il terzo, per il kolossal bellico "Dunkirk" di Christopher Nolan, raccontato magistralmente proprio da Lee Smith in tre tempi narrativi diversi. Per due ore inaspettatamente immune dagli attesi siparietti politici anti-Trump o polemici in linea movimento femminile antimolestie e pro parità di genere - fatta salva la veloce intro di Kimmmel - la cerimonia ha un primo piccolo brivido con la trovata del presentatore in favore del pubblico del Chinese Theatre, di fronte al Dolby: Kimmel chiama del Toro e la nuova Mary Poppins Emily Blunt e Margot Robbie a seguirlo in trasferta dinnanzi alle "persone normali" che pagano il bliglietto per andare al cinema, e l'allegra brigata in abito da gran sera lascia il teatro degli Academy Awards per la missione-sorpresa. Urla di giubilo nella sala popolata dall'ordinary people e, secondo Kimmel, anche da "molto odore di marijuana".

A dar voce a Time's Up è però, poco dopo, il terzetto di presentatrici Salma Hayek, Annabella Sciorra e Ashley Judd:  "Non c'è niente da aver paura, è solo questione di uguaglianza", è uno degli slogan che prendono vita sul palco, con un filmato che raccoglie tante testimonianze sul movimento, da quella di Mira Sorvino a quella di Geena Davis, da Wonder Woman a Black Panther. Tocca all'Oscar per la sceneggiatura non originale: va a James Ivory, ovvero a "Chiamami col tuo nome" di Luca Guadagnino, mentre quello per la sceneggiatura originale segna il trionfo dell'horror antirazzista "Scappa!", contro il favorito "Lady Bird". Migliore fotografia, quella di "Blade Runner 2049"; miglior colonna sonora, quella di Alexandre Desplat per la musica (che racconta "la malinconia dell'amore", dice il compositore) della "Forma dell'acqua" di del Toro; miglior canzone, quella del cartoon "Coco".

Sulla voce di Eddie Vedder scorrono gli omaggi "in memoriam": Jerry Lewis, Bacalov, Martin Landau, Jeanne Moreau, George Romero. E siamo all'Oscar per la regia: Emma Stone, in seta rossa, lo consegna a Guillermo del Toro, quarta nomination, prima statuetta.  "Io sono un immigrato", attacca il cineasta messicano, commosso, sincero: "la cosa bella della nostra arte è togliere le frontiere, anziché erigerle". Jane Fonda ed Helen Mirren, bellissime e mature ragazze rivoluzionarie, consacrano il migliore attore protagonista: senza sorpresa, Gary Oldman, il Churchill de "L'ora più buia", che dedica il premio alla madre, "99 years young" (non "old").  Jennifer Lawrence (altissima) e Jodie Foster (con le stampelle) si inchinano di fronte alla migliore attrice protagonista, e "alla forza delle donne": e l'Oscar va a Frances McDormand, alla sua seconda statuetta dopo "Fargo", per "Tre manifesti a Ebbing, Missouri" in cui interpreta una madre dai capelli rasati, in tuta, senza trucco, in cerca di giustizia per l'assassinio e lo stupro della figlia. "Ringrazio il mio clan, mio marito Joel Coen e mio figlio, ben allevati entrambi da questa mamma femminista. E vorrei dare un po' di prospettiva:  io sono onorata per ogni donna che lavora nel cinema, dalle attrici (e Meryl Streep si alza subito per applaudirla) alle registe, alle truccatrici, alle scenografe, tutte con grandi storie da raccontare. Non solo stasera, ma anche nei giorni a venire. Voglio darvi due parole: inclusione. E scrittura".

Tornano sul luogo della gaffe Warren Beatty e Faye Dunaway, per annunciare il miglior film: "La forma dell'acqua". "Ringrazio Steven Spielberg, e Douglas Sirk. Dedico il mio premio ai giovani, e alla capacità della fantasia di raccontare la realtà", dice del Toro, il cui film ha molto a che fare con la trascendenza del cinema, esaltato nelle citazioni "interclassiste" che vanno dal Mostro della laguna all'Atalante di Jean Vigo.  Il romanzo di del Toro tratto dal film si conclude così, nelle parole del dio anfibio abbracciato alla sua bella: "ora sentiamo insieme ora nuotiamo sempre più lontano e accogliamo tutti quelli che vogliono seguirci... accogliamo te. Vieni con noi".

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