Martedì 23 Aprile 2024

Orridi e deformi, quando la bruttezza è arte

Da Amsterdam a Milano e Venezia: in mostra le opere grottesche e provocatorie di grandi firme come Leonardo, Tiepolo e Bosch

Migration

di Anna

Mangiarotti

Infrenabile il gusto dell’orrido, truce, aberrante, deforme. Diffuso da film, serial, Tg, e dalle strade, non solo bassifondi, fino ai musei. Palazzo Reale, a Milano, consacrerà nella primavera 2023 la “bruttezza”, inscindibile dalla “bellezza” rinascimentale. Ma già dal 28 gennaio al 27 aprile, nella Serenissima animata dal Carnevale, su iniziativa della Fondazione Ligabue il veneziano Palazzo Loredan ospiterà la mostra De’ Visi mostruosi e Caricature, 75 eccellenti esemplari di successo, non uno scherzo. Dai 18 autografi di Leonardo, che non raffigura tanto i propri incubi notturni, quanto gli aspetti deteriori delle classi dominanti, fino a Bacon, che del ‘900 riflette, sì, crisi esistenziale, fragilità psicologica, droghe, allucinazioni. Un genere figurativo prediletto in Italia dagli artisti “settentrionali”. Nel repertorio internazionale, pure orripilanti bestie e bestiole. Come le Metamorphosis, ibridazioni uomo-natura, della giovane premiata Paola Tassetti a Palazzo Buonaccorsi di Macerata, fino al 26 febbraio.

Ma è al Rijksmuseum di Amsterdam che hanno radunato oltre mille Creature striscianti: Onderkruipsels, fino al 15 gennaio. Ragni pelosi, rospi lucenti, lucertole e ramarri, scorpioni, scarafaggi. Tutti animali inferiori, nella gerarchia del creato. Li riscattano però dall’ignobile connotazione, persistente dal Medioevo alle moderne fiction con protagonisti rettili extraterrestri sovradimensionati, i curatori Jan de Hond, Eric Jorink e Hans Mulder. Tanto bravi da convincere la direzione del Museo a farsi invadere persino da 700 formiche giganti. Scolpite dal colombiano Rafael Gomezbarros su calchi di teschi umani, con zampe ricavate dai rami di gelsomino usati durante la guerra civile per coprire l’odore dei morti. Mentre Tomas Saraceno ha portato la scultura Gravitational solitary semi- social solitary Choreography LHS 477, ispirata dalle quattro specie di ragni residenti dentro e intorno al suo studio, e ottenuto che durante la mostra sia vietato l’aspirapolvere: liberi, i ragni del Rijksmuseum, di tessere la tela.

Dall’orrore alla meraviglia. Dai codici trecenteschi all’oggi, nel percorso dell’arte guidata dalle scoperte della scienza, si apprezzano i perfetti disegni, collezionati dalla compianta Regina Elisabetta II, che Maria Sibylla Merian realizzò a fine Seicento. Intrapreso un faticosissimo viaggio nella colonia olandese del Suriname, America meridionale, la dotata e cocciuta naturalista e pittrice si addentra nella foresta umida popolata di giaguari e coccodrilli. S’infetta di malaria e febbre gialla, ma chiarisce l’enigma della riproduzione e della metamorfosi: le farfalle non sono streghe che rovinano panna e burro (“butterfly”).

Magnifica, peraltro, di Peter Paul Rubens la Testa di Medusa, circa 1618, mitica ex-bellissima vanitosa decapitata da Perseo. I capelli trasformati in serraglio ripugnante, tra il meticoloso e il fantastico: vedi la salamandra che vive nel fuoco, l’amphisbaena a due teste, o la coppia di serpi che “si baciano”. Dentro un costosissimo cofanetto-bara (12,5 x 42 x 2,5 cm), in ebano e avorio, memento mori del parigino Chicart Bailly, 1520 circa, l’infinità di larve, rospi, ramarri, mosche, brulicanti nello scheletro faceva riflettere sulla caducità della vita e ispirava discussioni scientifico-intellettuali. Il più sincero sbigottimento, comunque, lo procura uno scafandro di legno, “mantello dell’infamia”, ornato da impudichi ramarri, rospi, serpenti, riservato a prostitute e vedove adultere esposte al pubblico ludibrio. Lo aveva commissionato nel 1688 l’amministrazione di Boscoducale, tranquilla cittadina olandese, dove aveva vissuto e lavorato due secoli prima il misterioso e visionario e forse crudele e disperato Jheronimus Bosch.

Dell’Infermo e del Purgatorio lui fa fatto il naturale habitat di molte “creature striscianti” gonfie d’odio, come il Trichodes apiarius carnivoro necrofago, incarnazioni del Diavolo e del suo entourage di torturatori che addentano e sbavano e dilaniano e succhiano: vedi l’Apocalittica Visione di metà Cinquecento.

Ma il più ampio repertorio dei suoi mostri ed incubi è proprio ora in mostra al Palazzo Reale di Milano: Bosch e un altro Rinascimento, fino al 12 marzo 2023. Deliziati, i numerosi visitatori, dalle apparenze più strane e spaventevoli. Ridicole? No, anche in questo caso, dice il curatore Claudio Salsi, figurazioni di catastrofi che sentiamo di nuovo vicine.

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