
Giornata mondiale dell’aperitivo
Roma, 26 maggio 2025 – Il termine “aperitivo” ha origini antiche, ma la sua consacrazione come momento conviviale è avvenuta in Italia tra Ottocento e Novecento. La Giornata mondiale dell’aperitivo, 26 maggio, evoca la leggerezza di una ritualità divenuta simbolo del made in Italy e di una Dolce Vita ispirata alla capacità di godere del tempo insieme al piacere del gusto.
Da Torino e Milano, passando per Venezia e Firenze, gli aperitivi storici raccontano storie di imprenditori visionari, tradizioni locali e cocktail iconici che hanno attraversato e sfidato i secoli.
Alle origini dell’aperitivo
Il termine “aperitivo” deriva dal latino aperire, che significa “aprire”. In senso simbolico e medico l’aperitivum era una sostanza che “apriva” lo stomaco, cioè stimolava l’appetito.
Già nella medicina galenica dell’antichità classica, gli “aperitivi” erano rimedi a base di erbe usati per facilitare la digestione e aprire i pori o i condotti del corpo. I medici romani e medievali parlavano di vini o tisane con proprietà aperitive, usati come tonici digestivi prima dei pasti.
Torino, culla dell’aperitivo moderno
È nel capoluogo piemontese che nasce l’aperitivo come lo conosciamo oggi. Nel 1786 Antonio Benedetto Carpano, proprietario di una distilleria, crea un infuso alcolico con oltre trenta erbe e spezie: si tratta del vermouth, destinato a diventare il simbolo dell’aperitivo torinese. Il successo è immediato e la bevanda viene adottata dalla casa reale dei Savoia.
La tradizione continua nell’Ottocento con altri nomi celebri: Giuseppe Cora, Martini & Rossi e Gancia, che contribuiscono a trasformare Torino nella capitale del vermouth. I caffè della città iniziano a proporre stuzzichini e dal 1925 il celebre tramezzino, proposto per la prima volta dai proprietari del Caffè Mulassano: inizia così il vero e proprio “momento aperitivo”.
Milano e il mito del Campari
Se Torino ha dato i natali al vermouth, Milano ha consacrato il bitter. Nel 1860 dalle mani e dall’inventiva di Gaspare Campari, liquorista con bottega sotto la Galleria Vittorio Emanuele, nasce un amaro dal colore rosso brillante e dal gusto inconfondibile. Il Campari diventa subito popolare, soprattutto fra artisti e intellettuali.
Dalla fine dell’Ottocento nei caffè milanesi si diffonde la moda del “Milano-Torino”, così chiamato perché univa due simboli delle rispettive città: il bitter Campari di Milano e il vermouth, torinese, servito in un bicchiere basso con scorza d’arancia. Negli anni Venti, con l’arrivo dei turisti americani — abituati a bere cocktail più leggeri — si cominciò ad aggiungere una spruzzata di soda. Fu così che il “Milano-Torino” divenne “Americano”, nome che da allora accompagna questo intramontabile aperitivo italiano.
Davide Campari trasformerà l’azienda in un marchio internazionale, grazie anche a un’intensa attività pubblicitaria e collaborazioni artistiche che faranno scuola. Campari, infatti, è anche arte visiva: manifesti, affissioni e spot diventano parte integrante della cultura popolare di metà Novecento.
Venezia e il leggendario spritz
Oggi lo spritz è uno dei protagonisti assoluti degli aperitivi italiani, ma la sua origine è più antica di quanto si pensi. Risale all’Ottocento, quando i soldati dell’Impero austro-ungarico di stanza in Veneto “allungavano” i vini locali con uno spruzzo (“spritzen”) d’acqua frizzante per renderli più leggeri.
Negli anni, la ricetta si è evoluta. Prima con l’aggiunta di un bitter (come Select, nato a Venezia nel 1920), poi con il ghiaccio e la fetta d’arancia: oggi lo spritz si prepara spesso con Aperol, altro prodotto simbolo del Novecento nato a Padova nel 1919, per opera dei fratelli Barbieri.
Negroni, il conte e la leggenda
Oggi è uno dei cocktail italiani più famosi al mondo: il Negroni nasce a Firenze. La storia racconta che nel 1919 il conte Camillo Negroni chiese al barman del Caffè Casoni di sostituire il seltz del suo Americano con il gin per renderlo più forte. Da quel momento il cocktail prese il suo nome, diventando un classico internazionale.
Con la sua miscela perfetta di vermouth rosso, bitter e gin, il Negroni incarna l’eleganza dell’aperitivo italiano e si presta a infinite varianti: tra le più celebri, il Negroni Sbagliato, nato per errore a Milano negli anni Sessanta.
A proposito, perché sbagliato? Si tratta di una delle storie più gustose della mixology italiana. Il Negroni Sbagliato compare negli anni Sessanta al Bar Basso, storico locale milanese. Secondo la leggenda fu il barman Mirko Stocchetto, titolare del locale, a inventarlo… a causa di un errore. Al posto del gin, infatti, versò dello spumante brut, creando così una versione più leggera e frizzante del classico Negroni. Il cliente apprezzò e il “Negroni Sbagliato” divenne subito un successo.
Un brindisi alla cultura dell’incontro
L’aperitivo in Italia è un rito sociale, parte della cultura e dell’immaginario. Le ricette storiche raccontano la fantasia e lo spirito imprenditoriale, i viaggiatori e le contaminazioni, i curiosi intrecci: un autentico viaggio nella storia e nell’arte del Novecento, espresso anche attraverso manifesti pubblicitari d’epoca, firmati da personalità come Leonetto Cappiello o Marcello Dudovich.
L’aperitivo è un simbolo che l’Italia ha esportato nel mondo, diventando emblema non solo del sapersi godere il tempo ma dell’osare prendere per sè una meritata pausa, anche a costo di rubarla al tran tran frettoloso della quotidianità. Da soli o in compagnia, che si tratti di un aperitivo fra le mura di casa o in piazza davanti a un tramonto, l’aperitivo ogni volta è la tentazione di un piccolo lusso capace di aggiungere spirito alla giornata.