Sabato 20 Aprile 2024

"O mio Puccini caro, ti porto al cinema"

Michieletto, il genio della regia lirica, debutta sul grande schermo con “Gianni Schicchi”: "Cantanti in presa diretta, stile alla Wes Anderson"

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di Andrea Maioli

Un’eredità contesa tra parenti inferociti, affamati di soldi e un faccendiere che si sostituisce al ricco defunto conquistando tutto ciò che quei parenti volevano conquistare. Gianni Schicchi di Puccini, anno 1918, ambientazione medievale fiorentina, Dante la evoca nell’Inferno della Divina Commedia, decima bolgia dell’ottavo cerchio. Damiano Michieletto, giovane regista che ha conquistato i palcoscenici lirici del mondo grazie alla sua visionarietà e alle sue contaminazioni tecnico-linguistiche, ha scelto proprio quest’opera come lasciapassare per il debutto nel cinema grazie alla produzione Genoma Films di Paolo Rossi Pisu.

Michieletto, il film-opera fra i generi del cinema è una sorta di fiume carsico: emerge, si sottrae, riemerge...

"Non so bene come definirlo... potremmo chiamarlo un film-opera o il film tratto da un’opera o un musical. Certo è che sarà un vero e proprio film con la colonna sonora eseguita dall’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma diretta da Stefano Montanari".

Quindi non un’opera ripresa nell’alveo naturale del teatro?

"Il nostro Gianni Schicchi non si porta dietro nulla dell’impianto teatrale. Gireremo da fine maggio in ambienti naturali, tra Emilia-Romagna e Toscana, il suono sarà registrato tutto quanto in presa diretta, non ci sarà nulla in playback. È una storia che è già un film".

Il riferimento al cinema dove ci conduce?

"La storia stessa anticipa tanti temi che diventeranno cari alla commedia italiana. Se devo citare un titolo dico Parenti serpenti di Mario Monicelli con quella festa natalizia che dal grottesco sfocia in tragedia. La parte grottesca e la parte amara che si fondono, l’alchimia della nostra commedia".

Visto che di cinema parliamo, le sue regie liriche si sono spesso indirizzate verso visioni più estreme...

"Le cito un altro nome: Wes Anderson. Questa storia ha bisogno di un segno estetico forte, di un realismo che debordi dai suoi confini: proprio perché tutti gli interpreti cantano e recitano al tempo stesso, non bisogna trasformarlo in qualcosa che vive solo di realismo. Ecco perché penso ai film di Anderson segnati da contrasti cromatici forti e un segno stilistico molto “costruito”".

Lei ha traghettato spesso il cinema nel teatro.

"Il cinema è un linguaggio che determina fortemente il modo di immaginare e raccontare le storie, per qualsiasi narratore. Quando lavoro sul palco, il cinema è un riferimento costante e ho sempre sentito questo impellente desiderio di provare a raccontare una storia portandola fuori dalle quattro mura del teatro per usare un linguaggio definitivamente cinematografico".

E però debutta con un film che è un’opera lirica.

"Penso che, un passo alla volta, arriverò anche a dirigere un film non “cantato”, penso che succederà. Però bisogna arrivarci con una storia, non solo per timbrare il cartellino. Adesso mi sembrava molto naturale partire da qui, dal linguaggio che conosco meglio".

Lo spettacolo ai tempi della pandemia: ora il teatro va in streaming.

"Stiamo vivendo una contingenza che nessuno ha scelto e cerchiamo di farlo nella maniera possibile".

Streaming: favorevole o contrario?

"Il palco è qualcosa di diverso da uno schermo che sia tv o computer o telefonino. L’evento teatrale live ha una forza che non può essere rimpiazzata. Il teatro è un rito e quando tutto sarà finito questo rito verrà potenziato perché ci sarà tra la gente una voglia dirompente di socialità e di condividere tutti insieme quel rito che una piattaforma non può offrire. Detto questo, mi auguro che lo streaming cresca per allungare la vita di uno spettacolo che dopo le repliche canoniche solitamente scompare. Su una piattaforma potrà vivere per sempre".

Quindi il pubblico tornerà nelle sale...

"L’unica cosa di cui dobbiamo preoccuparci e occuparci è realizzare degli spettacoli belli, emozionanti, di valore. Solo così il pubblico ti seguirà".

Una prima visione del film che girerà...

"Proprio perché è un film, inizia con un personaggio che a teatro non vedi mai: il morto".

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