Giovedì 18 Aprile 2024

Nonna Perego in cerca di sorrisi e lieto fine. "Un filo rosso lega i cuori delle famiglie"

La conduttrice, guarita dal Covid, da sabato pomeriggio su Raidue: "La missione è regalare qualche momento di leggerezza"

Paola Perego

Paola Perego

C’eravamo tanto voluti bene, e poi non più. Storie di legami smarriti, sfilacciati o troncati di netto. Di rapporti affettivi un tempo saldi e profondi e poi finiti, tra familiari come tra amici. Sono storie così quelle raccontate da Paola Perego nel suo nuovo programma Il filo rosso, un viaggio nei sentimenti in onda su Raidue da sabato 21 novembre, alle 14, con uno slittamento di due settimane rispetto al previsto perché il Covid ha colpito anche la bella Paola, ora perfettamente ristabilitasi e pronta ad andare avanti con questa nuova avventura fino a maggio.

Perego, come nasce questo nuovo programma?

"Nasce da un’idea di Ludovico Di Meo che, appena diventato direttore di Raidue, mi ha chiamata e mi ha detto: perché non facciamo un programma su nonni e nipoti? È bello questo legame e ora che la vita si è molto allungata e ci sono famiglie con quattro generazioni, i nonni sono diventati una figura fondamentale con l’aiuto che danno, economico e non solo. Un’idea che mi è subito piaciuta e ho iniziato a lavorarci ma nel frattempo è arrivato il lockdown. E ora i nonni sono ancora più protagonisti, perché sono i più penalizzati da questo virus, e non possono avere gli abbracci di figli e nipoti. Ma questo filo rosso che lega due persone, non unisce soltanto nonni e nipoti o genitori e figli o fratelli e sorelle, ma anche amici, in alcuni casi più importanti dei parenti. E a volte questo filo rosso si può essere spezzato, e allora noi aiuteremo a ricucirlo, dove sarà possibile, lanciando anche degli appelli".

Saranno gli stessi protagonisti a raccontare la loro storia?

"Li avremo ospiti in studio, o, nel caso non gli sia possibile muoversi dalla loro regione o non se la sentano di farlo, in collegamento, adeguandoci alle regole imposte dall’emergenza. Saranno quasi tutte storie a lieto fine perché, tra tante notizie tragiche che di continuo riceviamo, serve un momento di stacco, di leggerezza. E noi cercheremo di darlo, sperando di regalare anche un sorriso".

E lei che nonna è?

"Prima, quando vedevo dei nonni mostrare orgogliosi le foto dei loro nipoti, pensavo: che esagerati. Ora io faccio lo stesso. Non credevo ci si potesse rimbambire a questi livelli e mi domando come potessi vivere senza Pietro, che il 24 novembre compirà due anni. Ed è cambiato anche il rapporto con mia figlia Giulia che, prima, si faceva viva una volta ogni e tanto, mentre da quando è rimasta incinta ed è poi diventata mamma, mi cerca ogni due minuti".

È stata dura la battaglia con il Covid?

"Io ho avuto la fortuna di potermi curare a casa, e comunque ho capito cosa vuol dire rimanere in isolamento, perché se è stata dura per me, nella mia stanza, immagino per chi si trova in una terapia intensiva, da solo, senza il conforto di un abbraccio e di una persona cara vicino. Ma adesso ho i miei genitori anziani, entrambi con il Covid, papà novant’anni e mamma 84, lontani, a Milano, che non posso vedere. E con il Covid anche mia sorella, mio cognato e miei nipoti. E sono terrorizzata dall’idea che la situazione possa degenerare da un momento all’altro".

Uno dei suoi programmi di maggiore successo è stato La talpa. Lo rifarà?

"Mi sento chiedere di continuo: quando torna La talpa? Quel reality game, credo peraltro l’ultimo fatto dalla Rai, è rimasto nel mio cuore e, evidentemente anche in quello del pubblico. Rifarlo non dipende da me, ma se mi chiamano, eccomi, sono già là".

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