Venerdì 19 Aprile 2024

Non aprite la porta accanto

Giorgio

Comaschi

Bisogna sfatare prima o poi questo mito della "porta accanto". Chi è questa benedetta ragazza della porta accanto, che viene sbandierata appena c’è una giovane donna che ha successo, che diventa una stella o del cinema o della canzone. Perché quando si vuole dire che è una persona semplice, alla mano, si dice che è "della porta accanto?". Ma siamo poi sicuri che nella porta accanto sul nostro pianerottolo, abiti sempre qualcuno dotato della caratteristica della semplicità? E se la ragazza "semplice e alla mano" sta al piano di sotto? Non si può dire la ragazza del piano di sotto? Perché deve essere sempre quella della porta accanto? Chi mi dice che nella porta accanto non abiti un gruppo di Tupamaros che sta tramando un’azione terribile? E se nella porta accanto c’è una che si dà un sacco di arie, non saluta per le scale, anzi, ogni volta che la incroci ti dice: "Scansati, moscerino". Perché si abbina per forza l’immagine della porta accanto con quella dell’assoluta normalità, dell’anonimato, dell’umiltà?

Personalmente nel mio pianerottolo ci sono due porte, in una ci sta della gente antipaticissima che lascia bucce di arancia lungo le scale, nell’altra abita un’anziana che vive da sola e che chiama sempre il carroattrezzi se uno parcheggia in cortile. Quella sarebbe "la nonna della porta accanto", che è vendicativa come un pitone. Quindi andiamoci molto piano quando descriviamo la nuova attrice emergente del cinema, che è già stata a Cannes e che ha vinto l’Oscar, dicendo che è la… classica "ragazza della porta accanto". Nella porta accanto spesso non c’è quasi mai niente di classico.

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