Giovedì 25 Aprile 2024

"Noi, tutti figli dei Soliti ignoti" Commedia (criminale) all’italiana

Massimiliano Bruno dirige il terzo capitolo della saga dei delinquenti sgangherati

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di Giovanni Bogani

Personaggi italiani, un po’ vigliacchi, cialtroni, sordiani che si riscattano di fronte ai grandi appuntamenti della Storia. Che da sciagurati sanno persino diventare eroi. Parliamo de La grande guerra, il capolavoro di Mario Monicelli? Beh, sì e no. Parliamo del fatto che ancora, a sessant’anni di distanza, la commedia all’italiana ha ben forti le sue radici nel cinema dei nostri giorni. Molti registi sono figli, o nipoti, di Monicelli e di Dino Risi, di Scola e, perché no, di Lina Wertmuller. Come Massimiliano Bruno: attore di immediata simpatia, ma in questo caso soprattutto regista di Non ci resta che il crimine, terzo atto di una saga iniziata con C’era una volta il crimine, uscito all’inizio del 2019, buon successo in sala. Poi il Covid, un secondo capitolo andato in streaming. E adesso, di nuovo al cinema.

Dopodomani esce C’era una volta il crimine. E di nuovo troviamo una sgangherata banda di amici, criminali da niente, che per un "buco" temporale si ritrova catapultata nel 1943. E cerca di rubare la Gioconda ai francesi. Incontrando Mussolini e Hitler.

In fondo, quando si parla di una banda di sciagurati amici di fronte a un "colpo" improbabile, sono sempre loro che tornano davanti ai nostri occhi. I soliti ignoti, le facce smarrite di Gassman e Mastroianni: diventate quelle di Marco Giallini, Gian Marco Tognazzi, Edoardo Leo, Giampaolo Morelli. Un gruppo di amici sciagurati che cercano, in modo maldestro, di "svortare", come dicono a Roma. La storia di tanta commedia all’italiana è proprio questa: il sogno di "svortà". Magari scassinando la "commare", la cassaforte dei Soliti ignoti di Monicelli.

Cercano di "svortà" i protagonisti del film di Massimiliano Bruno, cresciuto a pane e Monicelli. Ma anche a pane e poliziottesco. "Dentro C’era una volta il crimine c’è anche il cinema di genere degli anni ‘70", dice Bruno. "Ci sono gli zoom violenti di quel cinema, i primi piani esagerati dei “cattivi“, le sparatorie nello stile del “poliziottesco“ all’italiana".

La commedia all’italiana è l’humus nel quale siamo tutti cresciuti. Una commedia che non esclude il dramma, contravvenendo alla legge del lieto fine di Hollywood. Per noi italiani il comico e il tragico si mescolano da sempre. E forse per sempre sarà così. C’era una volta il crimine non dimentica, nel contesto di una commedia, la tragicità della guerra. Ed è un bizzarro caso che esca – dopo essere stato pensato, girato, montato in mesi in cui si parlava solo di Covid – in un momento in cui la guerra è diventata così furiosamente di attualità.

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