"Noi Stato Sociale, al Festival come una serie tv"

Lodo e Albi raccontano il mega-progetto del ritorno in gara. "Un disco per componente della band: 25 inediti con sorpresa finale"

Lo Stato Sociale con Lodo (in primo piano a sinistra) e Albi (in piedi a destra)

Lo Stato Sociale con Lodo (in primo piano a sinistra) e Albi (in piedi a destra)

"Potevamo fare la cosa più strana nel momento più strano... e l’abbiamo fatta" giura Lo Stato Sociale parlando dei cinque album, uno per componente, con cui si spiana in radio e sul web la strada del ritorno a Sanremo con Combat pop. Dopo il brano del lockdown AutocertifiCanzone, infatti, il collettivo bolognese si riappropria delle proprie individualità con 25 inediti (5 per disco) e sorpresa finale. Dopo quelli di Bebo, Checco e Carota è ora il momento dell’album di Lodo, oggi, e Albi, venerdì prossimo, che definisce l’iniziativa "l’equivalente di una mini-serie tv, che va avanti settimana dopo settimana e ti fa scoprire via via i tanti aspetti della storia". Puntata finale ambientata, ovviamente, al Teatro Ariston.

A cosa si deve questa scelta di farvi in cinque?

Lodo: "Vuoi perché sono il cantante di Una vita in vacanza, per la presenza a X Factor o per la conduzione del Primo Maggio, a un certo punto le dinamiche tra noi si sono un po’ troppo sbilanciate su di me. Così ho pensato che fosse giusto dare spazio a ognuno di noi. Se le band importanti si reggono spesso su un sano dualismo, mi affascina l’idea che nella nostra ci possa essere un vero e proprio campionato. Anzi, possono già partire le scommesse su chi canterà a Sanremo".

Veniamo ai contenuti dei vostri due album.

Albi: "Nel mio ho spinto su un groove che facesse muovere un po’ il sedere con testi abbastanza surreali scritti prima durante il lockdown. Tutti i pezzi sono nati nel soggiorno di casa urlando dentro al microfono mentre mia moglie mi tirava le ciabatte".

E il suo album, Lodo, com’è?

Lodo: "Be’, il mio è un disco mio è un disco intimo e paraculo al tempo stesso. Siccome m’intimidisce molto l’idea di espormi da solista, l’album è pieno di collaborazioni. Questo mi ha sottratto all’ “aziendalismo” tipico delle band, dove tutto avviene all’interno perché si è già in molti. Gente come Margherita Vicario, Danti, Cmqmartina, Galeffi, Samuel Heron, Carnesi. Insomma, hanno fatto tutto gli altri e io mi prendo i meriti".

Lodo com’è stata l’esperienza di Est (Dittatura Last Minute), il film diretto da Antonio Pisu?

Lodo: "Bella. Ci svegliavamo alla mattina, andavamo su una strada sperduta tra la Bulgaria e la Romania e creavamo il film scena dopo scena ripresi da un direttore della fotografia del luogo alcolista come diversi rumeni che ho conosciuto. Unica vera delusione è che il cinema è un lavoro di fabbrica, con orari rigidi, e quindi molto diverso da quello del musicista".

A Sanremo vi presentate con Combat pop. I fan di Joe Strummer potrebbero pensare: "giù le mani dai Clash".

Albi: "Non abbiamo fatto una cover di Combat Rock dei Clash, ma è un omaggio. Il pezzo parla di contraddizioni tra la vocazione popolare di arrivare a tutti e l’attitudine conflittuale a scrivere dei pezzi combat".

"A canzoni non si fan rivoluzioni, ma nemmeno un venerdì di protesta la moda passa lo stile resta" dice il testo.

Lodo: "La citazione di Guccini è ovviamente voluta, così come quelle dei Clash e degli Skiantos, o la perifrasi di Pensavo fosse amore e invece era un calesse".

Posterete pure voi 10 secondi del brano per sbaglio su Instagram, come Fedez?

Albi: "No. Diffonderemo direttamente tutti i 3 minuti e mezzo del pezzo dalla Torre degli Asinelli il giorno prima dell’esibizione".

All’ariston non ci sarà la vecchia che balla. Però…

Albi: "Però pure stavolta l’idea è quella di far succedere qualcosa".

Cinque album e un Festival. Farete poi il Best of con il pezzo di Sanremo?

Albi: "Sì. Sgamati. Anche perché è naturale che gli indizi affiorati nei vari episodi di una serie vadano poi a comporre poi l’ossatura dell’episodio finale".