
di Maurizio Costanzo Donne sfregiate con l’acido. Un tema sicuramente non facile da affrontare. Ma lo ha fatto, con coraggio e...
di Maurizio CostanzoDonne sfregiate con l’acido. Un tema sicuramente non facile da affrontare. Ma lo ha fatto, con coraggio e determinazione, il fotografo lucchese Marino Da Costa che nel suo reportage in India ha parlato proprio delle donne sfregiate con l’acido da uomini violenti. I suoi 18 scatti sono in mostra a Firenze, a Palazzo Bastogi, sede del Consiglio Regionale, nella mostra ‘S(k)in. L’acido sull’anima’, visitabile a ingresso libero fino all’11 luglio, dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 19.
In esposizione gli scatti in bianco e nero attraverso cui Da Costa ha documentato le condizioni di vita delle donne vittime di attacchi con l’acido. "Nel novembre del 2023 ero a Mumbai per documentare la distruzione delle baraccopoli, ma conoscevo l’argomento da anni. Già nel 2019 mi era capitato di vedere due ragazze coi segni dell’acido. La sera che arrivai in India scrissi all’associazione ASSF, la mattina dopo ci siamo incontrati. Questa mostra - spiega Da Costa - nasce da un reportage pubblicato sulla rivista ’Inside Over’ che racconta la storia di Acid Survivors Saahas Foundation (ASSF), l’associazione che in India offre sostegno legale, economico e psicologico alle donne vittime da attacco con l’acido. I 18 scatti in mostra sono frutto di una selezione fatta insieme all’associazione e raccontano i volti e la forza di quante cercano di resistere e di esistere".
La mostra vuole sensibilizzare l’opinione pubblica su un fenomeno attuale e drammatico. Una piaga senza fine, che in India ogni anno vede il numero delle vittime aumentare. Il National Crime Record Bureau ha denunciato 1.362 attacchi solo negli ultimi 5 anni, ma si teme siano molti di più visto che circa il 60% delle vittime non denuncia.
Per questo l’obiettivo di Da Costa è portare questa mostra nelle sale del Parlamento indiano. Queste foto sono state una sorta di liberazione per molte ragazze, che si sono trovate per la prima volta a essere guardate senza discriminazione. È stato molto importante per loro, "che invece sono costrette a coprirsi anche quando escono per fare la spesa. È raro anche vederle su un risciò, gli autisti inventano scuse per non farle salire".
La mostra è stata inaugurata dal consigliere regionale Mario Puppa, Isabella Mancini presidente di Nosotras Onlus, e Gaia Tomaselli di Artemisia. "Il titolo della mostra - spiega Da Costa - è l’unione di tre parole: ‘skin’ che significa pelle, ‘sin’ che vuol dire peccato e ‘kin’ parenti, che sono spesso gli autori di queste violenze. In India le scarse tutele legali offerte alle vittime rendono questo crimine facile da commettere e difficile da punire".
"Qui, al dolore terribile del corpo - concude il fotografo lucchese Da Costa - si somma quello dell’anima, dato dall’isolamento e dalla stigmatizzazione sociale".