Martedì 23 Aprile 2024

Ninetto Davoli: "Incontrai Totò e scoppiai a ridere. Pasolini? Lo celebro in silenzio"

L’attore, 73 anni, ricorda la visita a casa del Principe: assurda quella tavola piena di piatti e bicchieri "Chi ora esalta Pier Paolo prima lo massacrava. Mi chiese di far compagnia alla Callas: la portai in borgata"

Ninetto Davoli, classe 1948, ai tempi del sodalizio artistico con Pier Paolo Pasolini

Ninetto Davoli, classe 1948, ai tempi del sodalizio artistico con Pier Paolo Pasolini

Ma è vero che quando vide Totò per la prima volta gli scoppiò a ridere in faccia? "Eccome, no? – risponde divertito Ninetto Davoli che con il principe De Curtis avrebbe poi girato Uccellacci e uccellini di Pasolini –. Lo andammo a trovare a casa sua e, non appena lui aprì la porta sul pianerottolo, io comincia a ridere come un pazzo, nonostante le gomitate di Pier Paolo. Fino ad allora lo avevo visto solo sullo schermo del cinema dei preti. Ero un ragazzetto di borgata. Non vi dico come era apparecchiata la tavola. Perfino Pier Paolo chiese in quanti dovessimo mangiare con tutti quei piatti e quei bicchieri".

Oggi Ninetto ha 73 anni, una carriera illustre e una memoria importante da preservare. Quella del suo maestro Pasolini. Dice subito che, in questo anno di celebrazioni legate al centenario della nascita del poeta, lui si è tenuto in disparte. "Mi hanno chiamato in ogni dove e ho sempre rifiutato. Mi dà fastidio che oggi venga elogiato un intellettuale che fino a ieri è stato massacrato. A me ci vuole poco per sbroccare nelle situazioni pubbliche e quindi preferisco tenere Pier Paolo dentro di me".

È stato l’ultimo a vederlo quella maledetta sera del primo novembre 1975?

"Non ne parlo volentieri ma, sì, andammo a cena quella sera con mia moglie e i miei due bambini di cui lui era stato padrino. Li ho chiamati Pier Paolo e Guido Alberto, il nome di suo fratello. Il ristoratore ha tenuto per decenni l’assegno di ventimila lire con cui lui aveva pagato il conto. Poi se ne andò con Pelosi in un’altra trattoria del Testaccio. Mi chiamarono la mattina dopo a Ostia per riconoscerlo".

Nei giorni scorsi ha ricevuto la Pellicola d’oro, il premio ideato da Enzo De Camillis alla Casa del cinema di Roma, proprio in occasione dell’anno pasoliniano. Quanto sono importanti per lei i riconoscimenti?

"Che devo dire? Fa piacere perché è chiaro che i premi mica te li danno se non hai fatto niente...Quando però mi hanno assegnato il Ciak d’oro come migliore attore per Uno su due con Fabio Volo mi è venuto da pensare che forse qualcos’altro con Pier Paolo avevo fatto...".

Ha frequentato tutti i grandi del Novecento. È vero che andava a fare la spesa con Moravia?

"Certo, a Sabaudia. Alberto si svegliava all’alba, scriveva e poi si rompeva le scatole. Andavamo al mercato a comprare il pesce ma lui non sopportava quello con le spine. E io glielo dicevo: “Albè, quelle sono come le nostre costole“. Rideva, quant’era umile".

Frequentò anche Maria Callas?

"Una donna straordinaria. Successe ai tempi in cui girava Medea . A me piaceva Celentano e non sapevo chi fosse lei ma Pier Paolo mi aveva chiesto di farle compagnia un pomeriggio. L’andai a prendere al Grand Hotel con la mia GT rossa modificata e con la marmitta aperta. Le proposi un giro nelle periferie e lei accettò entusiasta. Finimmo in una baracchina che conoscevo in un giardinetto del Prenestino. Mi fiondai dal cameriere e gli urlai: “Ah Pierì, sto con Maria Callas“".

Era innamorata di Pasolini?

"Dopo tante delusioni, si era aggrappata all’idea di quest’uomo delicato e gentile fraintendendo il loro rapporto. Era una creatura davvero pura".

Ha girato scene sexy anche con Claudia Cardinale e Monica Vitti?

"Certo, in un film di Carlo Di Palma, Qui comincia l’avventura , dove facevo l’angioletto e il diavolo. Baciavo entrambe ma, devo dire, provavo molto più attrazione per Cardinale".

Dicono che rimase deluso sul set di Requiescant di Lizzani perché non la facevano sparare. È vero?

"Avevo sempre sognato di fare un western e quando mi vestirono da messicano pensai che potevo finalmente maneggiare le pistole. Invece mi misero una corda al collo e una trombetta e mi issarono su un cavallo che se ne andava a brucare per i fatti suoi. “Sei un rivoluzionario“, mi urlava Lizzani, ma io volevo una colt".

La sua grande popolarità è nata con la figura del garzone Gigetto di Carosello.

"Ho fatto Gigetto per dodici anni, dal 1971 all’83, e ormai quel personaggio è diventato un marchio. All’inizio ero incerto se accettare la pubblicità ma Pier Paolo sosteneva che quella era una cosa giusta per me. Alla fine ho smesso perché ero diventato anch’io un biscotto".

A proposito di tv, come è stata due anni fa l’esperienza di Ballando con le stelle ?

"Mah, mi hanno buttato fuori alla quarta puntata e poi ripescato... In carriera avevo fatto tutto tranne che ballare e quindi ci ho provato. Non so... non sono un personaggio da intrattenimento televisivo, non mi va di fare moine e a certi patti non ci sto".

Che cosa ha provato vedendo Riccardo Scamarcio interpretare Ninetto Davoli nel film Pasolini di Abel Ferrara?

"Quel film non mi ha entusiasmato e il Ninetto che si vede è un’altra cosa. Scamarcio mi aveva detto di aver visto tutti i miei film e di volermi imitare. Io gli avevo suggerito di fare semplicemente se stesso perché imitarmi non aveva senso".

A 73 anni gioca ancora a calcio?

"Molto meno e per una manciata di minuti. Lo seguo però e mi comincia a diventare simpatico anche Mourinho. Continuo a vestire la maglia numero 3, quella del difensore. Pier Paolo no, lui era un’ala. La sua maglia era l’11 e solo qualche volta indossava la numero 7".

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