Le star contro i giganti delle serie tv. Marcorè: "Attori pagati una miseria"

L’associazione Artisti 7607 vuole far causa alla piattaforma Netflix: non fornisce i dati d’ascolto. "Sugli incassi riceviamo percentuali da elemosina. La nostra battaglia è per gli attori meno famosi"

L’attore Neri Marcorè, 56 anni

L’attore Neri Marcorè, 56 anni

Roma, 26 marzo 2023 - "Siamo noi quelli che, con le nostre facce, riempiamo le piattaforme. Senza noi attori, non ci sarebbero i film. Ma quello che ci viene dato è poco più di niente. Le piattaforme non comunicano i loro dati di ascolto, non ci fanno sapere come e quanto vengono visti i film che noi facciamo. E la percentuale che ci vorrebbero dare, dei loro incassi, è infinitesimale".

Che cosa chiedete?

"Prima di tutto trasparenza sui dati. E poi un accordo sulle percentuali spettanti agli attori che non sia paragonabile a un’elemosina".

È strano sentire la voce di Neri Marcorè, calma, riflessiva, avvolgente, assumere toni decisi, forti. Abbiamo imparato a conoscerlo, ad apprezzarlo, ad amarlo nelle sue interpretazioni da attore poetico e lieve, lo abbiamo ammirato come straordinario imitatore di Ligabue, Maurizio Gasparri e Alberto Angela. Come interprete delle canzoni di Giorgio Gaber, come conduttore televisivo, e come volto di importanti campagne di ricerca medica. Stavolta, però, lancia una vera e propria battaglia. Gli attori italiani contro Netflix. Quasi una cosa da supereroi.

Che cosa succede?

"Insieme ad alcuni colleghi, come Claudio Santamaria, Elio Germano, Michele Riondino, Paolo Calabresi e molti altri, abbiamo dato vita ad Artisti 7607, una associazione nata per raccogliere e distribuire le royalties spettanti agli attori. E con l’associazione 7607 faremo causa a Netflix e alle altre piattaforme che sfruttano le opere audiovisive senza fornire i dati di ascolto. Di fatto, sottraendosi all’obbligo di remunerare gli artisti, ai quali vanno percentuali risibili".

Che cosa fanno, o non fanno, le piattaforme?

"Sono tenute per legge a rendicontare quante volte vengono visti i film, quante utilizzazioni vengono fatte del film. E Netflix non lo fa. In questi anni di pandemia, Netflix ha visto una accelerazione incredibile dei suoi incassi. E quello che è arrivato agli attori è poco più di nulla".

Di che cifre si parla?

"Alla fine di un anno, con uno o più film da protagonista sulla piattaforma, può capitare di vedersi accreditare 70 euro, mentre queste piattaforme – non parlo solo di Netflix – incassano cifre enormi. La percentuale che vorrebbero dare agli attori è infinitesimale".

Alcuni attori contro Netflix. Sembra Davide contro Golia.

"Per questo, l’unica possibilità è avere un arbitro che decida. Dobbiamo riuscire a ottenere un pagamento congruo e distribuire queste cifre a tutti gli attori. Non è una battaglia che facciamo per noi stessi. Siamo fortunati, riusciamo a non dipendere dalle royalties dei film. Ma ci sono tanti, tanti attori per i quali cambia molto, se ricevi le royalties dei film ai quali hai partecipato oppure no".

Potremmo chiamarlo il "diritto d’attore"…

"Nella musica, per esempio, autori ed esecutori sono molto più tutelati. Quando viene dato un film ad una piattaforma, non ci sono tutele. I passaggi dei nostri film generano vendite pubblicitarie, nuovi abbonamenti. E a noi non arriva niente, o quasi".

Si parla solo di Netflix?

"No. Ma è la piattaforma che ha maggiori introiti ed è la punta di diamante di questo sistema. Se nessuno li costringe a versare quello che è congruo e doveroso, non succederà mai nulla e si terranno tutti i soldi loro".

Che cosa desidererebbe?

"Che tutti noi attori, con forza, chiedessimo il riconoscimento dei nostri diritti. È una battaglia che facciamo per tutti: a Elio Germano o a me non cambia la vita qualche centinaio di euro in più o in meno. Ma lo facciamo in nome di chi è meno visibile, meno fortunato di noi".

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