Si può fare all’asciutto ma anche con la neve. Basta solo passare dagli scarponcini da trekking alle ciaspole. Ciò che non muta è il fascino della passeggiata nella foresta di Camaldoli, nel cuore verde d’Italia tra Romagna e Toscana, tra la valle del Bidente e quella dell’Arno, circondati dalle vette del Falco, del Falterona, del Penna. In una distesa a perdita d’occhio di abeti e faggi che custodiscono una fauna selvatica comprendente lupi, cervi, caprioli e cinghiali, l’uomo è però presente fin dal Duecento. La testimonianza viene da San Francesco.
Nell’estate del 1224 si ritirò sul monte della Verna per i suoi consueti periodi di silenzio e preghiera e durante la permanenza chiese a Dio di poter partecipare con tutto il suo essere alla Passione di Cristo. Il Signore lo ascoltò e gli apparve sotto forma di serafino crocifisso lasciandogli in dono i sigilli della sua passione, le stimmate. La comunità monastica della Verna accoglie ancora oggi tutti quelli che salgono sul Monte, ed è possibile partecipare alla preghiera e alle celebrazioni dei frati. Un Sacro Monte Francescano è anche Sasso Spicco, quel grande masso sospeso sotto il quale il Poverello d’Assisi sostava credendo che crepe e fratture sui grandi massi di questo ambiente si fossero verificate al momento della morte di Cristo sulla croce. Da qui passa la via di Francesco che collega Assisi a Roma.
Qualche chilometro più a nord Camaldoli, fondata mille anni fa da San Romualdo, è una comunità di monaci benedettini la cui regola prescrive proprio che "i boschi non siano diminuiti in niun modo, ma allargati e cresciuti". Una condotta che ereditarono anche i Granduchi di Toscana e in tempi più recenti la Forestale, così da consentire, oggi, a queste montagne di essere una delle aree protette più amate, dal 1993 organizzate nel Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, del Falterona e dei boschi romagnoli di Campigna.
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