Martedì 23 Aprile 2024

NELLA BOLLA DELLA FELICITÀ

SIMONE CRISTICCHI INTRAPRENDE UN VIAGGIO LETTERARIO E TEATRALE. ALLA SCOPERTA DEL SENSO DELLA VITA

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Più leggero dell’aria. Sulla copertina della sua nuova fatica letteraria HappyNext, Simone Cristicchi alita sui soffioni che coglieva da piccolo nei campi per tornare a vivere quel momento di meraviglia che gli scatenava dentro il vedere le spore volarsene nel vuoto. Ed è con la sorpresa del bambino alla scoperta dal mondo che il “cantattore” romano prova a circoscrivere la sua idea di felicità, attingendo dalle riflessioni oblique di sacerdoti, clarisse, monaci zen, oltre che di altri indagatori dell’animo umano come il regista Antonio Calenda, il giornalista Gianluca Nicoletti, Mogol o un altro artigiano della parola come Vincenzo Costantino alias Cinaski. Se tre anni fa, a Sanremo, Simone cantava che la vera felicità sta nel prendersi cura degli altri “perché è come una porta che si apre solo all’esterno”, oggi riconosce che non ne esiste un tipo solo, ma tanti quanti sono gli esseri umani. E che in libreria sarebbe interessante incrociare il suo HappyNext sugli scaffali dedicati alla letteratura da viaggio perché, in fondo, esplora geografie dell’anima.

Fra gli incontri che l’hanno confortata di più in questo suo cercare c’è stato quello con le “Allodole di San Francesco” dell’Eremo di Campello sul Clitunno. Come c’è finito?

"Attraverso la Fraternità di Romena, una onlus in cui mi hanno parlato di questo luogo che un giorno, durante un trasferimento in auto da Roma a Macerata, attratto da un cartello sulla statale, ho voluto visitare. Poi sono tornato per fermarmi più giorni e vivere secondo il ritmo delle loro giornate ed è stata un’esperienza illuminante perché ho visto delle persone veramente gioiose, pur nella semplicità, nell’umiltà e nella povertà. Questo ritorno all’essenzialità della loro vita, mi ha fatto riflettere su come anch’io dovrei riscoprire le cose veramente importanti. Così ho pensato di iniziare un percorso, andando nel profondo di questa prima parola: felicità".

Perché “prima parola”?

"Perché nelle mie intenzioni il progetto è più ampio: vorrei scrivere un nuovo dizionario, con le parole che ritengo fondamentali. La prossima potrebbe essere ‘amore’, seguita da ‘bellezza’, ‘fede’, e altre ancora. Penso di essere partito col piede giusto, visto che ‘felicità’ ha già prodotto uno spettacolo teatrale, un documentario e, appunto, un libro".

Il prossimo spettacolo?

"Questo percorso nel mondo dell’invisibile, della filosofia, della spiritualità, per una serie di coincidenze mi ha portato a conoscere diversi ‘uomini straordinari’, come li chiamerebbe il mistico armeno Georges Gurdjieff, a cominciare dal liutaio-sacerdote Guidalbero Bormolini che voglio coinvolgere nel mio prossimo lavoro teatrale, incentrato sul concetto di Eden, che porto al debutto il 21 luglio al Festival di San Miniato".

Come l’ha concepito?

"L’idea di paradiso è strettamente connessa con quella di ricerca della felicità. O almeno una speranza di felicità. Dante in questo è rassicurante perché, descrivendolo, ce ne conferma l’esistenza arrivando addirittura - unico grande letterato a essersi spinto a tanto - a descrivere Dio nel XXXIII Canto. Penso che il paradiso sia, come la felicità, uno stato dell’essere. Questo significa che non possiamo delegare ad altri la costruzione del nostro paradiso, della nostra felicità. Ma dobbiamo cercare di crearcelo ora e qui, sulla terra".

Gli stati d’animo di questi mesi quanto hanno influito su questo suo percorso musical-letterario?

"Il lockdown s’è trasformato in un’opportunità per ripensare un po’ le cose. Prima vivevo per cinque mesi l’anno in tournée tra palcoscenici, alberghi e ristoranti. Allentare tutto questo standomene chiuso in casa m’ha fatto riscoprire antiche passioni come il disegno o la poesia. Ho preparato pure un album tutto di canzoni nuove. Non mi capitava dal 2013. Ricorda un detto africano: rallentiamo per permettere alla nostra anima di raggiungerci... Penso proprio che non tornerò alla vita di prima".

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