Martedì 16 Aprile 2024

NEL SULCIS UN MITO DI NOME CARIGNANO

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La Cantina di Santadi è ubicata nel Basso-Sulcis-Iglesiente, zona sud-occidentale della Sardegna; in linea d’aria a pochi chilometri dalle meravigliose spiagge e dune bianche di Porto Pino. Nata nel 1960, superate le difficoltà dei primi anni, con l’arrivo di un nuovo gruppo dirigente, animato da determinazione, entusiasmo e passione, ha adottato nuove strategie che le hanno mutato il volto, dotandola di direttive più coerenti per i soci produttori. "L’obiettivo è ambizioso, puntare sul vino imbottigliato, i vini tipici rossi in particolare, - spiega Massimo Podda, dal settembre 2020 responsabile commerciale e coordinatore amministrativo - per dare visibilità e identità al cultivar principe del territorio: il Carignano, senza tuttavia trascurare i vitigni a bacca bianca tradizionali della Sardegna, quali Vermentino, Nuragus e Nasco. Sotto il profilo enologico si punta decisamente in alto, chiedendo consulenza all’enologo di fama internazionale Giacomo Tachis, il cui arrivo ha dato una svolta alla Cantina di Santadi".

Dalle uve dei vigneti ad alberello (vigna latina) si ottengono vini a base Carignano, dal contenuto estrattivo esuberante, dal nobile quadro tannico e dal perfetto equilibrio tra componente acido organica, grado alcolico e valore polifenolico. Il ponderato uso della barrique in rovere francese, contribuisce armoniosamente a favorire il ciclo evolutivo di questi emozionanti vini da invecchiamento come Terre Brune, Rocca Rubia, Noras e Araja. La gamma dei vini rossi si completa con Grotta Rossa e Antigua, con il rosato Tre Torri, lo Spumante metodo classico Solais e i raffinati bianchi Villa di Chiesa, Cala Silente, Pedraia e Villa Solais e infine con i vini da dessert Latinia e Festa Noria.

"L’impegno assiduo e costante dei nostri produttori insieme allo spirito innovativo e ail rispetto della tradizione territoriale, mirano a onorare la Cantina e salvaguardare un vero patrimonio di storia, cultura, stile e gusto, che sono la vera essenza della nostra realtà contadina", conclude Podda.

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