
di Gabriele Canè
Sarà un caso. Ma il 24 ottobre del 2025 sono successe tante cose. Tutte in una volta. Tutte importanti. Tutte il 24, non il 23 o il 25. Come se si chiudesse in un colpo solo il cerchio di un lustro di emergenze: covid, guerra in Ucraina, crisi energetica. Non all’improvviso, ovviamente. Sarà un caso, ma tutto in quel giorno. Quando anche l’ultimo rubinetto della conduttura che riceveva gas dalla Russia, era stato chiuso, ad esempio. Se n’era accorto il dipendente di una multiutility di Trieste che lo scrisse su Facebook: il governo confermò. Del resto, che ce ne facevamo? Su ogni balcone c’erano oramai batterie di palette eoliche, che erano poi ventilatori riconvertiti: invece di fare vento, lo acchiappavano e lo trasformavano in elettricità, per quattro o cinque lampadine, la radiosveglia, non di più, ma meglio che niente.
(...)
E sempre il 24 ottobre, non il 23 o il 25, un agricoltore pugliese di 62 anni, aveva alzato bandiera bianca: vaccinato. Portarlo nell’ambulatorio della Asl non era stato facile: c’era voluto un Dpcm specifico passato prima al vaglio della Consulta per eventuali problemi di incostituzionalità. Ad aspettarlo c’erano i past Primi ministri della pandemia, Conte e Draghi, con delega simbolica per quel giorno a Esteri, Interni, Infrastrutture, Turismo e, appunto, alla Salute, che comprendeva anche Agricoltura bio e Energia rinnovabile. Con loro, un rappresentante dell’Oms com mezza mascherina perché ancora non avevano deciso cosa fosse meglio... un tipo ostico, l’agricoltore, refrattario a ogni innovazione della farmacopea e della chimica. Aveva fatto morire i suoi olivi per non usare i trattamenti anti xylella. Il figlio più grande si era preso gli orecchioni a vent’anni, e da allora non era più stato lo stesso; quello piccolo non aveva fatto l’asilo per mancanza dei requisiti sanitari e viveva in una masseria isolata con una ragazza ucraina che avrebbe voluto vivere in città, la sua, peccato che non ci fosse più. Lui, ogni inverno si prendeva un’influenza fino a 39 di febbre, e la moglie era andata a vivere con un virologo di Lecce. Ma vaccini niente. Alla fine, però, a tempo scaduto, stremato dalle malattie e dalle difficoltà economiche, con un cesto di super bollette arretrate, anche se oramai gas e elettricità non costavano una cicca dopo che russi e ucraini avevano smesso (ufficialmente) di fare a cannonate almeno nei fine settimana, si era fatto convincere dagli psicologi della Asl.
(....).
Fuori, la vita aveva ricominciato a scorrere normale. Oddio, normale era una parola grossa. Normale rispetto a cosa, a quando? Intanto per essere stata così, avrebbe dovuto essere vissuta da persone “normali”, come prima. Come tutti. E loro, Piero, Anna e la figlia Emma, tanto normali non lo erano più in questo limpido 22 ottobre del 2025, gradi 27 di giorno e 18 di notte perfetti per non usare né termosifoni, né condizionatori. Il tipico autunno surriscaldato da cambiamento climatico...