Mercoledì 24 Aprile 2024

Nel labirinto "senza perdono" di Abu Ghraib

L’azzardo e la tortura: Paul Schrader firma “Il collezionista di carte“ e scava nel dolore del soldato (Oscar Isaac) reduce dall’Iraq

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È un dramma cupo, e ci consegna uno dei personaggi più dolorosi, più lontani dalla gioia che si siano visti nel cinema da tanti anni a questa parte. È Il collezionista di carte, il film diretto da Paul Schrader, prodotto da Martin Scorsese e interpretato da un Oscar Isaac splendente di desolazione, in concorso alla Mostra del cinema e da oggi nelle sale, distribuito da Lucky Red. Oscar Isaac interpreta, nel film di Paul Schrader, un giocatore d’azzardo. Ma mentre si passa di casinò in casinò, di motel in motel, con lui sempre silenzioso, remoto, invischiato in un dolore inspiegabile, si capisce che quella è soltanto la superficie del film.

A bollire sotto la storia anonima di un giocatore d’azzardo che riduce sempre al minimo i suoi rischi c’è l’altra storia. Il suo passato, i suoi giorni in Iraq, a torturare prigionieri nella prigione di Abu Ghraib. Quella dove gli americani infierivano sui prigionieri, e poi si facevano i selfie insieme a quei corpi devastati, terrorizzati, violentati. Torture americane. Abusi fisici, brutali. E non casi isolati, ma un vero e proprio sistema. È questa l’ombra densa e nera nella vita del protagonista, che di quella prigione era uno degli aguzzini. Uno di quelli fotografati e sbattuti sul giornale, uno dei pochi a pagare.

Oscar Isaac, 41 anni, attore guatemalteco di origine, ma diplomatosi a New York, nella famosa Juilliard School di Saranno famosi, dice che, per tutto il tempo della lavorazione, ha tenuto delle foto della vera Abu Ghraib nella roulotte sul set. "Le usavo come riferimento per come tutti noi ci siamo sentiti quando abbiamo visto quelle foto, il disgusto e la vergogna per avere visto quegli orrori".

"Volevo raccontare la storia di un uomo che non riesce a trovare perdono in se stesso. E Abu Ghraib è davvero qualcosa di imperdonabile", dice Paul Schrader, regista del film, e mitico sceneggiatore di Taxi Driver, Toro scatenato e L’ultima tentazione di Cristo, tutti diretti dall’amico Martin Scorsese. "Per ricreare quella prigione non ho voluto essere didascalico: ho creato un labirinto, qualcosa che sta nella mente del protagonista. Non avevamo il tempo o il denaro per ricostruire Abu Ghraib come era veramente: ma quello che conta è l’idea di ciò che Abu Ghraib ha rappresentato".

Schrader si esprime poi sugli Stati Uniti e sul loro ritiro dall’Afghanistan: "Da molto tempo ce lo aspettavamo. Che cosa? Il declino del mio Paese".

Vedremo Oscar Isaac anche in Dune di Denis Villeneuve, il blockbuster d’autore più atteso qui a Venezia e nella serie Scene da un matrimonio, remake della serie diretta da Ingmar Bergman che cambiò la storia della televisione.

G. Bog.

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