
Vincenzo Paci, classe 1973: interpreta Paolo Villaggio
Roma, 29 maggio 2024 – "Paolo Villaggio è l’inventore del politicamente scorretto in Italia". Lo afferma deciso Enzo Paci, l’attore chiamato a far rivivere sul piccolo schermo il creatore di quella sorta di straordinaria maschera che è il ragionier Ugo Fantozzi, nato a Genova il 30 dicembre 1932 e scomparso a Roma il 3 luglio 2017. Com’è umano Lui!, domani sera su Raiuno, regia di Luca Manfredi, racconta il Villaggio degli anni giovanili, dagli esordi nei teatrini di Genova fino all’incontro con Maurizio Costanzo e al debutto televisivo a Quelli della domenica.
Considerato un fannullone dai genitori che l’avrebbero voluto avvocato, sempre invece sostenuto da Maura, sua moglie, convinta che il successo sarebbe arrivato. Maura che, a 84 anni, con i suoi ricordi e racconti, insieme a quelli dei figli Elisabetta e Piero, ha arricchito la narrazione del film. Con Camilla Semino Favro nel ruolo di Maura e Andrea Filippi in quello di uno dei più cari amici di Villaggio, Fabrizio De André.

"Credo che i film biografici su grandi personaggi siano molto interessanti perché raccontano al grande pubblico, non tanto l’artista celebre, quanto la persona nei suoi aspetti più intimi e le grandi difficoltà che ha dovuto affrontare per ottenere il successo", spiega Luca Manfredi che aveva già diretto il film biografico sul padre, In arte Nino, e quello su Sordi, Permette? Alberto Sordi. In questo genere di progetti – spiega – la difficoltà maggiore è trovare l’interprete giusto. Lo hanno individuato, dopo mesi di ricerche e provini, in Enzo Paci, genovese come Villaggio, ma un po’ grandino, a 51 anni, e sovrappeso per fare Villaggio giovane e magro. Ma, con i capelli scuriti e dieci chili in meno, è diventato un convincente Villaggio.
"Nella mente delle persone, Villaggio diventa irraggiungibile, soprattutto per i genovesi, quindi per me è stato come scalare il K2. Parliamo di un personaggio che è entrato nella storia di questo Paese, diventando un mito e, come tale, irraggiungibile per chiunque e quindi anche per me", si schermisce Paci, già apprezzato nella serie Blanca. "È un personaggio complesso, una persona di vari colori: riesce a miscelare una profonda fragilità ad azioni di grande coraggio, come lasciare il certo (il lavoro da impiegato alla Cosider) per l’incerto, in un momento particolare, subito dopo la nascita della figlia Elisabetta, in un’Italia anni Sessanta in cui il posto fisso rappresentava il massimo cui ambire", spiega l’attore.
E prosegue: "Un personaggio complesso perché in una famiglia borghese come la sua, in cui si insegnava un certo rigore, lui si rivela da subito un ribelle". Ma proprio grazie alla sua genialità e al suo anticonformismo, si è imposto come un artista nuovo e diverso. "Ha portato un grande cambiamento. Molti miei colleghi comici – osserva Paci – magari sono inconsapevoli del fatto che parte di quell’aggressività che si riesce oggi ad esibire in scena, è merito suo, che ha cominciato a fare il comico in un mondo educato. E anche in Rai, visto che si entrava nelle case degli italiani, bisognava seguire certe regole di educazione. Fino a quando non arriva lui e capisce che, invece, il pubblico va scosso e lo si può anche insultare. Lui stesso rimane poi spiazzato nello scoprire che quando dà dell’“imbecille“ o della “merdaccia“ a qualcuno, la gente ride, in una dinamica tipicamente da bar ma totalmente nuova per la televisione".
E quindi, non c’è dubbio: "Villaggio è l’inventore del politicamente scorretto in Italia. Ma bisogna distinguere il politicamente scorretto dal cattivo gusto. Io stesso faccio cabaret e sono molto scorretto, ma sono attento a non scadere nel cattivo gusto. E bisogna anche osservare che, mentre le scorrettezze di Villaggio erano sempre mediate dal suo personaggio, oggi i cabarettisti si propongono in prima persona, senza mediazioni, risultando in questo modo più urticanti e sgradevoli. Anche se la stessa cosa, fatta qui e fatta in America, viene recepita in maniera diversa. In America i comici possono scherzare, dire le peggio cose perché il pubblico è consapevole di partecipare a un gioco. Questo in Italia sembra uno scalino ancora difficile da fare".
Per la figlia dell’attore, Elisabetta, "il film-tv racconta cosa ha passato Paolo Villaggio prima del successo: spero che il pubblico conosca questa parte della sua vita. È la storia sua e della sua famiglia. Mi auguro che non ci siano le solite critiche sul cast o su come si debba raccontare o chi lo dovesse fare". E Manfredi: "Abbiamo tutti dei difetti e delle insicurezze, per quello alla fine del film si dice “Siamo tutti Fantozzi“, frase che è scaturita da una dichiarazione vera di Villaggio a Maurizio Costanzo".