Martedì 23 Aprile 2024

Nazzari, il primo divo degli italiani

A Roma la carriera dell’attore ricostruita con foto e materiali d’epoca. L’enorme popolarità negli anni ’30 e ’40

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di Beatrice Bertuccioli

È stato l’unico vero divo del cinema italiano. Bello, dal fisico possente, con quel baffo da conquistatore alla Errol Flynn, e niente da invidiare quanto a fascino alla grande star americana. Gli rende omaggio la mostra Amedeo Nazzari: ritratto d’attore, curata da Giulio D’Ascenzo ed Elisabetta Centore alla Casa del Cinema, a Villa Borghese.

Attraverso foto, fotobuste, riviste e brochures, tutte rigorosamente originali, la mostra ripercorre tutta la carriera dell’attore, scomparso a Roma nel 1979, a 72 anni. Gli esordi avvengono a teatro per Amedeo Buffa, in arte Nazzari, il cognome della mamma, rimasta vedova quando lui aveva solo sette anni e si erano trasferiti da Cagliari, dove era nato, a Roma. Lavora a teatro con le grandi compagnie del tempo, quella di Annibale Ninchi, di Tatiana Pavlova, in spettacoli classici come Agamennone o Giulio Cesare. E a teatro lo nota Anna Magnani, che insieme ad Elsa Merlini sarà una sua convinta sostenitrice.

Nel ‘35 Nazzari aveva già debuttato in cinema, con Ginevra degli Almieri, al fianco della Merlini, ma il film non era andato bene. L’anno dopo, la Magnani, da poco sposa del regista Goffredo Alessandrini, convince il marito ad affidare a Nazzari il ruolo principale di Cavalleria, in cui lei è Fanny, una canzonettista. Il film riscuote un enorme successo e per Nazzari è l’inizio di una strepitosa carriera cinematografica che lo porterà a realizzare complessivamente ben 112 film. Sempre con Alessandrini gira Luciano Serra pilota, su soggetto di Vittorio Mussolini, uno dei suoi personaggi destinato a rappresentarlo forse più di altri nell’immaginario collettivo.

"Negli anni Trenta, Nazzari, per la sua prestanza fisica, per quei ruoli da persona onesta, altruista, generosa, da uomo comune capace di riscatto fino a diventare un eroe – spiega D’Ascenzo – finisce con l’impersonare gli ideali dell’epoca. Ma non volle mai schierarsi e quando fu sollecitato a prendere la tessera fascista, si rifiutò. Io sono un artista e non mi occupo di politica, fu sempre, anche nel dopoguerra, la sua posizione".

Lavora con tutte le maggiori attrici del tempo e con Alessandro Blasetti gira La cena delle beffe, un capolavoro scritto da Sem Benelli, destinato a essere ricordato anche per il primo seno nudo apparso sul grande schermo, quello di Clara Calamai. Nel dopoguerra forma con Yvonne Sanson una delle coppie artistiche più longeve e fortunate. Nazzari affronta anche prove di ben diverso impegno, come Processo alla città di Luigi Zampa o Proibito di Mario Monicelli, dove tiene a battesimo una giovanissima Lea Massari.

Lo chiama anche Federico Fellini che ne Le notti di Cabiria lo vuole per interpretare quasi se stesso, un divo. L’unico del cinema italiano.

"Perché poi Gassman, Mastroianni, Sordi, Tognazzi, sono stati grandi attori, molto popolari – dicono i curatori della mostra - ma non divi come Nazzari, che negli anni ’30 e ’40 era presente in ogni giornale, rivista, cinegiornale, copertina". Una persona riservata, un divo pronto anche a ironizzare su stesso, come quando declamava, nella pubblicità di un aperitivo, una celebre battuta della Cena delle beffe: "E chi non beve con me, peste lo colga".

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