Martedì 23 Aprile 2024

Nancy Brilli racconta gli uomini della sua vita. "Liti, urla e passioni"

L’attrice: "Oggi sono una madre single e felice. Passo più serate con gli amici di mio figlio, tutti diciassettenni, che assieme ai miei"

Nancy Brilli (Ansa)

Nancy Brilli (Ansa)

Roma, 19 febbraio 2018 - "Sa come scrivono ‘buono’ i cinesi? È un ideogramma formato da due ideogrammi: quello che significa ‘donna’ e quello che significa ‘bambino’. Messi insieme, danno la parola ‘buono’, ‘hao’. Capisce? L’idea di buono è nell’unione di una madre e di un bambino". Ti sorprende, la 53enne Nancy Brilli che parla di ideogrammi cinesi. E che ti fa scoprire che il concetto di 'buono' è nel rapporto più antico, più disinteressato, più ancestrale di tutti: quello di una madre con il proprio figlio. Il 'maternage', quel tipo di affetto. Quello buono. Raggiungiamo la Brilli al telefono, in un giorno importante per suo figlio Francesco, nato dal suo matrimonio con Luca Manfredi: il giorno in cui compie diciotto anni.

Che cosa le viene in mente, in questo giorno?

"Che sono felice. Sono felice che lui sia un ragazzo sereno. E poi mi viene da ridere: fra due settimane, per la prima volta, andremo a votare insieme! Non riesco ancora a crederci". Nancy Brilli. Quella verve, quel brio, quella leggerezza. Quegli occhi da gatto. L’aria sexy, ma di una che ci ride sopra. È stata il volto spumeggiante del cinema italiano giovane degli anni ’90. ‘Italia-Germania 4-3’ o ‘Piccoli equivoci’, che le valse il David di Donatello, sono film che portano la sua firma. Ma sarebbe stata perfetta anche per una commedia brillante hollywoodiana degli anni ’50, charme e battute affilate. O nel cinema italiano degli anni ’30, telefoni bianchi e avventure rosa. Ma forse, starebbe bene ovunque.

Nancy, se dovesse indicare tre momenti di svolta della sua vita, della sua carriera, quali indicherebbe?

"La prima volta quando, a diciott’anni, ero a casa della mia amica Vittoria e ci venne incontro suo padre. Suo padre era Pasquale Squitieri. Stava preparando il film ‘Claretta’, con Claudia Cardinale nel ruolo di Claretta Petacci. Cercava qualcuno per il ruolo di Miriam, la sorella. Mi guardò e mi disse: perché non fai un provino?".

Non stava inseguendo il sogno del cinema?

"Ma nemmeno per idea! Quei primi soldini mi servirono per andarmene prima da casa".

Aveva perso sua madre da piccola. Casa non era un luogo felice, per lei?

"No. Persi mia madre quando avevo dieci anni. Un trauma. Per lunghissimo tempo non sono riuscita neppure a ricordarla. E mio padre non è mai stato molto presente".

La seconda svolta?

"Nel 1987, quando Pietro Garinei mi portò al Sistina, a fare insieme a Enrico Montesano ‘Se il tempo fosse un gambero’. Lì capii, per la prima volta, che era quello che volevo veramente fare: stare su quel palco. E capii quanto fosse dura. Stavo ore a provare passi di ballo, e a imparare il canto".

Oggi il cinema sembra avaro di ruoli per ragazze un po’ più ‘grandi’. Come si risolve il problema?

"Io non sto con le mani in mano. Mi è sempre piaciuta anche la fase progettuale del lavoro artistico: e quest’anno ho debuttato come produttrice. Al Brancaccino, il teatro piccolo del Brancaccio, è andata in scena ‘Prego’, uno spettacolo di e con Giovanna Mori. Un dialogo immaginario fra una donna e una gallina, che tocca molti temi dell’attualità".

Parliamo di amore. Quattro lunghe storie, nella sua vita. La prima con Massimo Ghini. Che amore è stato?

"Mi viene da dire, come la commedia della Ginzburg, ‘L’ho sposato per allegria’. Massimo è allegro, vitale, sempre pieno di cose da dire, sorridente. Al nostro matrimonio c’erano 400 invitati: 399 erano amici suoi! Ero un po’ a disagio. Ma solo quel giorno: eravamo giovani, agli inizi della carriera, tutto era leggero".

Siete rimasti amici?

"Ottimi amici, direi. Con Massimo è impossibile il contrario". L’altro uomo che ha sposato è Luca Manfredi.

"L’ho amato molto, è un padre ideale. Abbiamo visioni della vita diverse. Ma è una persona seria, che rispetto moltissimo".

Fra due storie importanti, a distanza di sette anni l’una dall’altra, un’altra che definisce 'tormentata', con un poeta della canzone come Ivano Fossati. Che amore è stato?

"Un grande amore passionale: amore e litigi, urla e riappacificazioni. Ivano non ha un carattere semplice, anche se è molto più dolce e appassionato di come può sembrare".

Poi, il chirurgo Roy De Vita. Un amore durato quindici anni. È proprio finito?

"Sì, senza ripensamenti. È stato faticoso uscirne: e non sono ancora passata oltre. Mi sono detta di non passare da una storia all’altra. Mi sono data un po’ di tempo per me".

Cioè, come ha festeggiato San Valentino?

"Con un messaggio su Instagram. A tutte le mamme che hanno sicurezza da dare, bollette da pagare, e si sono tirate su i figli da sole".

Che tipo di madre è Nancy Brilli?

"Una madre innamorata, ma non per forza amica. Una mamma che fa la mamma".

Non entra in confidenza con suo figlio?

"Sì, ma ci sono dei ruoli diversi. Questo non vuol dire che non stia con lui: sono più le serate che passo con i suoi amici, ragazzi di diciassette, diciotto anni, che con i miei amici".

Non le fa paura ciò che i ragazzi possono trovare nel web?

"Il web è un enorme mare alla cui riva noi restiamo, a guardare. Può arrivare qualsiasi squalo a mangiarti la testa. L’importante è che tuo figlio non sia solo davanti a questo mare. Che tu ci sia, se lui chiede di te".

 

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