Frida, Nahui e le altre: le 'Mujeres' che anticiparono il femminismo

Donne straordinarie, le bohemien messicane: già negli anni '30 c'era chi, come la pittrice Nahui Olin, mandavano a quel paese Hollywood e i produttori che ci 'provavano': un graphic novel di Pino Cacucci (disegni) e Stefano Delli Veneri (disegni) racconta le storie di queste fondatrici del femminismo.

Alcune delle Mujeres

Alcune delle Mujeres

“Hollywood es una mierda”.Parola di Nahui Olin, pittrice, poetessa e modella messicana, che spiegò così l’addio a una possibile carriera cinematografica, denunciando le attenzioni e le pressioni del produttore di turno. Sembra una dichiarazione di oggi, ma in realtà risale al 1929: la Olin era una delle intellettuali e artiste bohémien che animarono la scena tra gli anni ’10 e gli anni '30 di Città del Messico. Donne come la pittrice Frida Kahlo o la fotografa italiana Tina Modotti. La loro storia – che anticipa di 40-50 anni i movimenti femministi in Europa - è raccontata dallo scrittore Pino Cacucci (testi) e dall’illustratore Stefano Delli Veneri (disegni) nella graphic novel “Mujeres” (Feltrinelli comics), che sarà presentato lunedì 19 marzo a Bologna alla libreria Feltrinelli di piazza Ravegnana (dalle 18). Un lavoro a cui gli autori hanno iniziato a lavorare oltre un anno fa, ma che esce in un momento particolarmente caldo per l’argomento che vede alla ribalta la campagna MeToo, nata a seguito della denuncia delle molestie del produttore hollywoodiano Weinstein. Cacucci, sembra che il Messico degli anni della Revolucion, poi soffocata, attirasse le menti più vive e anticonvenzionali del periodo. Perché si concentrarono lì? “Il periodo post rivoluzionario messicano era visto come una possibilità per costruire una società su basi nuove: così, da ogni parte del mondo, dagli Stati Uniti, dall’Europa e dall’Unione Sovietica, le sensibilità artistiche e intellettuali più vivaci si riversarono a Città del Messico. Le donne furono protagoniste assolute, vere anticipatrici di istanze che, in Occidente, dovranno aspettare altri 50 anni: pensi che nel 1912 Elvia Carrillo Puerto fondò la Liga Feministas, un movimento di liberazione della donna”. Queste ragazze hanno anche pagato un prezzo per la loro libertà. “Alcune praticavano l'amore libero con passione, avevano una vita sociale indubbiamente molto vivace, opposta alla morale dell’epoca: chi la sfidava veniva considerata, dalla parte più retriva della classe dirigente, senza mezzi termini una ‘puta’”. Gli uomini, come il pittore Diego Rivera o il dottor Atl non ci fanno una gran figura. A un certo punto si capisce che la vera rivoluzione, alla fin fine, la fanno le donne… “Erano personalità molto forti, consumati dalle gelosie. Il cabron peggiore era forse il dottor Atl, al secolo Gerard Murillo, che ebbe forti scontri con la sua amante Nahui. Ma anche il fotografo Edward Weston, quando la sua relazione con la Modotti si sfilacciò, stanco dei suoi tradimenti, si augurò nel diario che la sua prossima donna fosse ‘brutta come l’inferno, così starà solo con me’. Erano uomini più o meno decenti, come tutti”. Cosa è rimasto oggi di quel periodo? “Questo è curioso. Oggi il distretto di Città del Messico vanta leggi dell’ordinamento civile in materia di unioni civili, matrimoni omosessuali, aborto assistito all’avanguardia, paragonabili a quelli del Nord Europa. Magari poi in uno Stato vicino, essendo il Messico una Repubblica federale, una donna può essere arrestata per aver abortito” Oggi, in Italia, viene uccisa più di una donna ogni tre giorni. Viene da pensare che i passi avanti non siano poi stati tanti, dagli anni ‘20-30… “E’ un paragone brutale, ma l'impressione è che qualche passo indietro sia stato fatto. Questo ci deve insegnare che nulla va mai dato per scontato. Certe conquiste, purtroppo, scatenano la parte peggiore dell’umanità: troppi uomini ottusi rifiutano la libertà della donna e reagiscono ammazzandola”. Come avete avuto l’idea di questo graphic novel? “Con Stefano (Delli Veneri, ndr) ci conosciamo da tempo, la sfida era raccontare una storia tra fumetto e testi illustrati. Inizialmente si pensava di limitare la narrazione alla vita di Nahui Olin, poi mia moglie Goria ci ha fatto notare: “Perché limitarsi a una sola donna? Fate un affresco”. Allora, abbiamo cominciato a intrecciare i fili delle storie, più o meno queste ragazze si erano frequentate tutte, durante quei giorni e quelle notti un po’ folli. Poi è iniziato un lavoro di ricerca iconografica minuziosa, non solo per la Città del Messico degli anni 20-30, ma anche per quella degli anni ’70, dove Nahui racconta il passato. Abbiamo inserito posti che solo un messicano possono riconoscere, molti dei quali distrutti dal terribile terremoto dell’86 crollati. E’ stata una ricostruzione appassionante”.

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