Parma, 8 marzo 2022 - Un posto in terza classe per Buenos Aires sui "nuovissimi vapori celeri a due eliche" della Compagnia Amburghese Americana costava 170 lire nel 1907: per i “passeggieri“ – assicuravano gli armatori – erano disponibili bagni e lavandini. La nave Prinz Adalbert partiva il 20 luglio, la Prinz Oscar il 10 agosto. Sul manifesto, a caratteri minuscoli, era scritto pure che il viaggio sarebbe durato 21 giorni: tre settimane verso una terra promessa. "Nel 1861 l’Italia unita contava 26 milioni di abitanti. Nei cento anni successivi, altrettanti italiani sarebbero andati via per cercare fortuna oltre l’oceano. È stato il più grande esodo di un popolo nella storia moderna", ricorda Massimo Cutò, giornalista e appassionato collezionista, che a 'Mercanteinfiera' di Parma (dal 12 al 20 marzo) cura la mostra 'Partivano i bastimenti. Home sweet home America', un toccante percorso nella storia dell’emigrazione dall’Italia al mondo, un altro mondo. Più di duecento oggetti raccontano sogni, speranze, fatiche e conquiste dei nostri connazionali che salivano sui piroscafi con una valigia di cartone, affrontando una lunga traversata e un futuro di incognite. Con il loro coraggio e il loro lavoro hanno portato l’Italia in terre lontane, consolidando un’identità nazionale. Nei cento anni dall’Unità d’Italia in poi, quasi sei milioni d’italiani partirono verso gli Stati Uniti, particolarmente verso New York (che nel 1910 divenne... la quarta città italiana dopo Napoli, Roma e Milano), altri tre milioni verso l’Argentina, un milione e mezzo verso il Brasile. Il Sudamerica prometteva terre da coltivare, gli States garantivano lavoro. E l’offerta di posti sulle navi divenne un ghiotto business: diffusi nei piccoli paesi, anche attraverso i sindaci e i parroci, gli eleganti poster e depliant delle grandi compagnie di navigazione come La Veloce, Lloyd Italiano, Cosulich, e le straniere, dalla Fabre Line alla Société Générale des ...
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