Mercoledì 24 Aprile 2024

Mostra del cinema, l’Italia cala il Pokerissimo

Cinque i nostri autori in gara a Venezia. In un’edizione che segna il ritorno delle superstar hollywoodiane e dei maestri stranieri al Lido

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di Beatrice

Bertuccioli

Un programma sontuoso, da incorniciare, perché certo, bisognerà continuare a fare i conti con la pandemia, e quindi con tamponi, green pass, distanziamento, con i posti complessivi ridotti da 8.000 a 4.000, ma ci saranno in grandi autori, gli attori più amati, i divi, le major americane, Universal, Warner, Disney, con i loro blockbuster. L’anno scorso a Venezia bastava dire: non ci arrendiamo, noi il festival (a differenza di Cannes) lo facciamo, ma quest’anno, pur con tutte le limitazioni confermate, si vuole dimostrare che il grande cinema è qui, al Lido, dal 1° all’11 settembre.

"Abbiamo ricevuto tantissimi film e ci ha sorpreso la qualità media, complessivamente più alta del solito, come se la pandemia fosse servita a stimolare la creatività di tutti", ha detto Alberto Barbera, direttore della Mostra del Cinema di Venezia, presentando ieri la 78ª edizione, affiancato dal presidente della Biennale Roberto Cicutto. Film da 59 Paesi, in pratica un po’ da tutto il mondo, tranne che dalla Cina, presente soltanto con alcuni corti. "Il problema è stato quindi scegliere e escludere dal Concorso anche chi avrebbe meritato di esserci", ha spiegato Barbera. Così, se ad aprire sarà Madres Paralelas di Pedro Almodòvar, con Penélope Cruz, in concorso, a chiudere sarà il nuovo film di Roberto Andò, Il bambino nascosto, con Silvio Orlando, fuori concorso.

Cinque i film italiani in corsa per il Leone d’oro, su 21 complessivi del Concorso. Parla molto di sé ragazzo nella Napoli anni ’80, tra il mito di Maradona e la tragedia che lo ha reso orfano, Paolo Sorrentino nel film È stata la mano di Dio, con Toni Servillo, che “giganteggia”, come afferma Barbera, anche in un altro film italiano in concorso, Qui rido io di Mario Martone, sul grande attore e autore napoletano Eduardo Scarpetta, vissuto tra Otto e Novecento, padre naturale dei fratelli De Filippo. A distanza di ben sei anni dal film che l’ha fatto conoscere e apprezzare (Lo chiamavano Jeeg Robot), Gabriele Mainetti ha realizzato un film, Freaks Out, di grande impegno produttivo dove si fondono effetti speciali e rimandi al cinema di Fellini e Leone, per raccontare una storia di un gruppo di fenomeni da baraccone di uno scalcinato circo, nella Roma del 1943, con Claudio Santamaria, Pietro Castellitto, Giorgio Tirabassi. E ancora Il buco di Michelangelo Frammartino, che ricostruisce l’impresa di un gruppo di speleologi piemontesi, datata 1961. Infine, America Latina, dei fratelli Damiano e Fabio D’Innocenzo, "una sorta di assolo di Elio Germano".

Non meno interessante, fuori concorso, La scuola cattolica di Stefano Mordini, tratto dal romanzo di Edoardo Albinati vincitore dello Strega 2016, che ricostruisce il delitto del Circeo, una terribile storia di violenza sulle donne. Come pure parla di violenza sulle donne il film The last duel, nella sezione Orizzonti, di Ridley Scott, con Matt Damon e Adrian Driver e una storia che, sebbene ambientata nel XIV secolo, rimanda all’oggi. Storia al femminile, ma non di violenza, quella di The lost daughter, con Dakota Johnson e Olivia Colman, film tratto dal romanzo di Elena Ferrante La figlia oscura, debutto nella regia dell’attrice Maggie Gyllenhaal.

Tra le altre presenze illustri, la regista premio Oscar (Lezioni di piano) Jane Campion, che è in corsa per il Leone d’oro con The power of the Dog, con Benedict Cumberbatch, e Paul Schrader con Il collezionista di carte, con Willem Dafoe. I film di Jane Campion e di Sorrentino sono prodotti da Netflix ma avranno un passaggio in sala prima di approdare sulla piattaforma. Fuori concorso, ma tra i film più attesi, Dune di Denis Villeneuve, con un cast stellare guidato da Timothée Chalamat.

Il 5 settembre omaggio al regista novantunenne Citto Maselli; premio alla carriera a Jamie Lee Curtis.

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