Paola Egonu, monologo Sanremo 2023: "Amo l’Italia e vesto con orgoglio la maglia azzurra"

L'infanzia, il sogno della maternità, la sofferenza per alcune critiche: la campionessa della nazionale di volley conquista il pubblico dell’Ariston con le sue parole. Ecco cosa ha detto

Paola Egonu

Paola Egonu

Sanremo, 9 febbraio 2023 – “Amo l’Italia, vesto con orgoglio la maglia azzurra, che è per me è la più bella del mondo”. È la frase che in tanti attendevano: parole forti che, se da un lato rivendicano la sua italianità, dall’altra tuonano come il segnale che Paola Egonu non lascerà la Nazionale di volley. Continuerà ad indossare i colori dell’Italia, lasciandosi alle spalle gli insulti e le critiche razziste che le hanno reso la vita difficile, sul campo e nella vita.

Classifica Sanremo 2023: perché Mengoni non ha ancora vinto. Ride bene chi ride Ultimo Magnetica, elegante, si muove sul palco dell’Ariston senza una sbavatura. È scesa dalle scale dell’Ariston con bellezza senza tempo Paola Egonu, statuaria con il suo metro e 93 di altezza, il viso perfetto e il savoir faire di chi si muove a proprio agio ovunque. Paola Egonu, l’orgoglio del volley italiano ha conquistato il pubblico del Festival di Sanremo con il suo monologo. Si è seduta sui gradini accanto ad Ama, ha tirato il fiato e ha iniziato. “Senza filtri, senza interferenza, libera come sei e sei sempre stata”, ha detto Amadeus nel lasciarle il palco per una decina di minuti veri, scanditi da orgoglio ed emozione. Da domani, per la campionessa nulla sarà più lo stesso. Da atleta super premiata – nel 2021 ricevuto dal presidente Mattarella il riconoscimento di Cavaliere Ordine al merito della Repubblica italiana – Paola sta per entrare nel firmamento delle stelle.

"La mia diversità è la mia unicità"

“Non sono qui a dare lezioni di vita. Sono stata definita ermetica. Spesso le mie frasi sono state strappate dal contesto, tagliate, incollate e usate per fare rumore. Ho imparato che quando un pensiero si trasforma in parole non è più sotto il pieno controllo di chi l’ha pronunciato”. È iniziato così il monologo della 24enne Paola Egonu, quasi un manifesto del suo voler essere libera, lontana da chi l’ha criticata per avere raccontato cosa significa vivere sulla propria pelle il razzismo. “Da bambina ero fissata con i perché: perché ero alta, perché ero diversa e, oggi, mi chiedo perché vivo questa cosa come fosse una colpa. La mia diversità è la mia unicità”, rivendica con forza una giovane donna con la maturità di chi certe cose le ha vissute sottopelle. “Sono quella che, quando mi fanno una domanda sul razzismo, rispondo: se prendi dei bicchieri con tanti colori, la gente sceglie quello trasparente, ma l’acqua che c’è in tutti i bicchieri ha sempre lo stesso gusto: siamo tutti uguali oltre le apparenze”.

"Sogno di diventare mamma"

“Sono la prima di tre fratelli e devo tutto a mamma e papà”. Paola ha raccontato la sua infanzia, il sacrificio dei genitori che l'hanno vista andare via di casa a 13 anni per seguire i suoi sogni. “Mi hanno sostenuta e insegnato che se vuoi qualcosa devi rinquartartelo senza temere il sacrificio. Non sono madre, ma sogno di diventarlo un giorno. Nessun genitore credo sia felice di veder crescere una figlia lontano dal suo amore e dal suo sguardo. Per amore, avete rinunciato a me. Questa è la mia strada”. Ha parlato della sua “palla che scotta”, il suo obiettivo in campo: fare punto e portare la squadra alla vittoria. Ma non è sempre facile, così come nella vita. “Sono quella a cui lo sport ha dato tanto, ma la sconfitta non è solo quando perdi la partita, anche se vinciamo può succedere che io viva come una sconfitta perché non riesco schiacciare il punto”.

“Critiche come macigni”

E poi l’affondo sugli attacchi quando Paola ha avuto il coraggio di rompere il silenzio e raccontare che lei, agli insulti razzisti che arrivano dagli spalti, non ci sta. “Sono stata criticata. Alcune critiche sono stare costruttive, alcune gratuite, altre sono macigni. E, nella vita, ho imparato a dare il giusto peso. Sono stata accusata di vittimismo, di drammatizzare e non avere rispetto per il mio Paese solo per aver raccontato delle brutte esperienze che ho vissuto, solo perché ho mostrato debolezze e paure. Amo l’Italia e vesto con orgoglio la maglia azzurra, che è per me è la più bella del mondo”.

“Dalle sconfitte più dure, possono nascere grandi successi”

“Ho un profondo senso di responsabilità nei confronti di questo Paese, in cui ripongo tutte le mie speranze del domani. Questo non fa di me una perdente, così come non è perdente chi prende il voto più basso a scuola”, E poi ha citato Vasco Rossi, che nell’'83, prima di diventare una star, è arrivato penultimo proprio al Festival di Sanremo: “Vasco ci ha insegnato che dalle sconfitte più dure possono nascere successi più grandi, ognuno col suo viaggio, ognuno diverso”, ha chiuso sulle note del successo intramontabile del mitico Vasco.