Monica ‘saltimbanco’: "Fra Callas e Ekberg, non chiamatemi diva"

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"Ho avuto la prima figlia a 39 anni, la seconda a 44, a 50 ho fatto la Bond girl, a 55 ho debuttato a teatro. Ho i miei tempi! Il bello è essere chiamata, senza scalpitare che non è nella mia natura, l’importante è avere sempre progetti cui aderire con entusiasmo. A questo su Maria Callas come potevo dire no? Anche se significava affrontare la platea dal vivo per la prima volta": Monica Bellucci si racconta e parla anche dello spettacolo con la regia di Tom Volf che dopo l’esordio al festival di Spoleto ha ripreso dopo il lockdown in tutta Europa e che ora arriva anche in Italia a Milano (Teatro Manzoni, 21 novembre), Roma e Venezia. "Non bastava un’icona come la Callas, il caso ha voluto che incrociassi anche un’altra donna incredibile, Anita Ekberg", prosegue Bellucci che a Torino il 30 novembre in anteprima mondiale al Tff presenterà il film The girl in the fountain, diretto da Antongiulio Panizzi, in cui si confronta con l’attrice svedese (uscirà in sala con Eagle Pictures).

"Due leggende, due donne che avevano tutto, bellezza, successo, talenti eppure dei destini difficili segnati dalla sofferenza". "Il dolore, l’emozione, le sensazioni che restituiscono le lettere di Maria Callas che sono alla base dello spettacolo sono davvero intense", racconta la Bellucci che in scena si trasforma e indossa un abito nero con trasparenze recuperato in un atelier di Milano ed appartenuto alla cantante. Colpisce, aggiunge, "la sua modernità, è una donna che ha lottato per la sua libertà, per questo quando la descrivono come una vittima non sono d’accordo. È stata sicuramente una donna tormentata, addolorata per la mancanza di quello che voleva di più: la famiglia, i figli". A 57 anni non le piace guardare indietro: "Questo è un mestiere di saltimbanchi, legato a tante cose che non dipendono solo da te".

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