Lunedì 22 Aprile 2024

I monaci vanno in pensione, le birre trappiste in crisi

Una delle sei birre trappiste del Belgio, la Achel, non è più "autentica" perché l'abbazia è rimasta senza monaci. La mancanza di nuove vocazioni si fa preoccupante

Ci sono sempre meno monaci a portare avanti la tradizione della birra trappista

Ci sono sempre meno monaci a portare avanti la tradizione della birra trappista

La crisi delle vocazioni della Chiesa ha colpito anche il mondo della birra. Una delle sei mitiche birre trappiste prodotte in Belgio, la Achel, non potrà più fregiarsi del marchio di "prodotto trappista autentico", perché settimana scorsa gli ultimi due anziani monaci che vivevano nell'abbazia si sono trasferiti presso la casa madre, il monastero di Westmalle. Niente monaci in loco, niente etichetta di autenticità: sebbene la birra continuerà a essere prodotta come si è sempre fatto, e quindi gli appassionati potranno berla esattamente come prima, la Achel esce dal ristretto novero delle trappiste ufficiali.

I criteri della birra trappista autentica

Tolta Achel, sono undici nel mondo le abbazie autorizzate a stampigliare sull'etichetta il logo "Authentic Trappist Product", conferito dall'Associazione Trappista Internazionale: cinque in Belgio, due nei Paesi Bassi e una in Austria, nel Regno Unito, negli Stati Uniti e in Italia (le Tre Fontane). Per ottenere lo status è necessario che si attengano a tre rigidi criteri: la birra deve essere prodotta all'interno dell'abbazia o nelle immediate vicinanze; deve essere prodotta sotto la diretta supervisione dei monaci dell'abazia; i profitti devono andare esclusivamente a soddisfare le necessità della comunità monastica, oppure a sostenere altre iniziative dell'Ordine o progetti di beneficenza.

La produzione non si ferma, ma i monaci scarseggiano

I due cistercensi erano ormai da quattro anni gli unici rimasti fra le mura dell'Achelse Kluis, e così il loro ritiro presso l'abbazia principale ha comportato la perdita dell'etichetta ATP. Già da tempo però non erano impegnati direttamente nella produzione della birra, affidata a dei laici e alla supervisione dei fratelli di Westmalle che periodicamente vengono a controllare che tutto fili come Dio comanda. Pur senza una comunità presente nell'abbazia, quindi, l'attività potrà proseguire come prima nel rispetto della ricetta tradizionale di Achel. "Non potremo più usare il logo", ha detto fratello Nathanael, l'abate di Westmalle, "ma sentitevi comunque liberi di chiamarla birra trappista". Quanto accaduto ad Achel potrebbe ripetersi in un prossimo futuro anche nelle altre abbazie: in Belgio è rimasto giusto un centinaio di monaci trappisti che ancora fanno la birra, ma molti sono in età avanzata e non c'è ricambio generazionale. Prima o poi anche per loro arriverà il momento della pensione.

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