Giovedì 18 Aprile 2024

Mogol vuole una scuola di poesia "Per i tanti che già scrivono versi"

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di Andrea Spinelli

Nell’introduzione della raccolta di aforismi Le ciliegie e le amarene Giulio Rapetti Mogol (foto) dice di amare gli scritti brevi, anzi brevissimi e i frutti piccoli, ma deliziosi, che maturano a giugno. Uno di questi ha toccato i sentimenti di Francesco ed è con orgoglio che il principe degli autori rigira tra le mani il biglietto inviatogli dal Papa per ringraziarlo del componimento ricevuto ("Come due bambini disegnano la stessa mamma in modo diverso, così gli uomini Dio") precisando che leggerlo lo fa stare bene. Siamo nella casa di campagna alle porte di Roma abitata dalla famiglia della moglie Daniela Gimmelli per il varo di quella che lui, uomo di pensieri e parole, reputa una scommessa avvincente. "Quando ho letto su un giornale che il 14% degli italiani scrive poesie, mi sono detto: accidenti", spiega Mogol, raccontando come gli è venuto in mente di creare al Cet, il suo Centro europeo di Toscolano ad Avigliano Umbro, un corso di scrittura poetica.

"A volte – dice – l’inesperienza trasforma le composizioni in elucubrazioni difficili da digerire, ma siccome qualsiasi cosa che non si sa la si può imparare, ho pensato di mettere in campo la mia scuola che è un’eccellenza riconosciuta ovunque". L’idea è piaciuta al neo ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, che ha pensato di patrocinarla col suo dicastero assieme alla Siae, proponendo al coautore di Emozioni di fargli da consulente nel settore musica.

"I corsi, una volta al mese, consisteranno in due lezioni di tre ore il sabato pomeriggio e la domenica mattina con un massimo di 30 allievi, che saranno seguiti dalla poetessa Eugenia Martino, dal cantautore Giuseppe Anastasi, e da Cheope (suo figlio Alfredo, paroliere, ndr)" prosegue Rapetti, spiegando pure la relazione tra parole e musica.

"Io le canzoni le scrivo dopo aver ascoltato la musica. Prima non ho niente in testa. Cerco di coglierne il senso e poi costruisco tutto sulla base anche di esperienze che ho vissuto. La fiction è altra cosa rispetto alla vita vera". Fra i pensieri pure un rammarico. "Avevo chiesto alla Rai di utilizzare le risorse del Cet per dare vita a un’Università del Pop, ovvero uno show televisivo in tre puntate con al centro la canzone. Purtroppo, ci hanno detto di no".

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