Mercoledì 24 Aprile 2024

Wanda Ferragamo, addio alla signora delle scarpe

La vedova del fondatore aveva 96 anni. Al lavoro fino all’ultimo

Firenze, 20 ottobre 2018 - "A Wanda che ho cercato in tutto il mondo e che ho trovato nel mio villaggio natio". È questa la dedica alla moglie Wanda Miletti Ferragamo che apre l’autobiografia di Salvatore Ferragamo, ‘Il calzolaio dei sogni’, e che racconta più di ogni altra cosa l’amore infinito tra due anime che sono state insieme per venti anni e che non si sono mai lasciate, nonostante la morte del grande creatore di calzature nel 1960. Parole che toccano il cuore di tutti quelli che hanno conosciuto e avuto l’onore di avere l’affetto e la stima di questa imprenditrice infaticabile e visionaria che è scomparsa ieri nella casa di famiglia, il Palagio, sulla collina di Fiesole circondata dall’affetto dei figli, Ferruccio presidente di Salvatore Ferragamo Spa, Giovanna, Leonardo, mentre Massimo, l’ultimogenito che alla morte del padre aveva solo due anni, sta tornando da New York.

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Avrebbe compiuto 97 anni il prossimo dicembre la Signora Wanda come la chiamano tutti in azienda, e si è spenta nel sonno, nella casa dei sogni che guarda Firenze dove era entrata giovanissima sposa nel 1940 e dove ha cresciuto i sei figli: perché Fiamma di Sangiuliano Ferragamo, la primogenita, è scomparsa nel 1998 e Fulvia Visconti Ferragamo nell’aprile scorso, riempiendo di lacrime i suoi occhi sempre sorridenti e pieni di intelligenza. Dolori immensi che non hanno mai scalfito la sua compostezza.   "Quando camminavamo per Firenze Salvatore mi diceva che avrebbe voluto un giorno vestire le donne dalla testa ai piedi", raccontava con incredibile nostalgia del marito amatissimo e del genio della moda italiana che aveva fatto successo a Hollywood, re delle scarpe per le dive e i divi del cinema ma anche cultore dell’anatomia del piede umano. Un sogno questo del total look che proprio lei ha saputo realizzare, sedendosi alla scrivania di Salvatore il 1 settembre 1960 e mettendosi subito al lavoro, lei che fino al giorno prima si era occupata solo dei ragazzi e della casa. «Gli operai mi si fecero intorno, mi fecero coraggio e mi dissero. Signora, l’aiutiamo noi ad andare avanti!". 

E così è stata ricordava Wanda anche di recente seduta a quella stessa scrivania in quello stesso studio dove nulla è mai cambiato, salvo la collezione di antichee preziose  bottiglie di profumo, come pure il ritratto del grande stilista delle calzature più belle del mondo che gli fece Pietro Annigoni e che lei ha carezzato con gli occhi ogni giorno. 

Solo martedì scorso ha salito per l’ultima volta le scale di Palazzo Feroni Spini la ‘casa’ nobilissima della maison fiorentina che ha nel mondo 4.000 dipendenti e porta avanti un messaggio di qualità e bellezza nella moda con pochi uguali, dove tutto parla di lei, del suo coraggio e della sua tenacia. Presidente con pieni poteri e pugno di ferro fino a pochi anni fa, quando ha passato il timone dell’azienda al figlio Ferruccio, continuando però sempre a occuparsi di tutto da presidente onorario, a voler essere informata, a presenziare ai consigli di amministrazione con le sue belle perle al collo, i capelli perfetti, le scarpe col tacco di 7 centimetri come quel primo paio che le aveva fatto su misura il marito. Una condottiera per l’azienda ma sempre una madre attenta, affettuosa anche se severa, dolcissima coi tanti nipoti e bisnipoti che radunava a palazzo una volta l’anno per raccomandare loro di «essere sempre in armonia con tutto ciò che è buono e gradito al Signore".   Tante le onorificenze, alcune lauree honoris causa, Cavaliere del Lavoro dal 1987, fondatrice del Museo Salvatore Ferragamo nel 1995 da una felice intuizione della figlia Fiamma, un amore sconfinato per Firenze con tanta attenzione alla città, ai fiorentini che il marito aveva scelto negli anni Trenta perché magnifici artigiani, ai suoi musei e alle opere di beneficenza, solidarietà, con contributi per la ricerca sulle malattie, sempre con quello stile di riservatezza che l’ha contraddistinta.

Lo zio prete padre Alessandro Ferragamo nel 1940 aveva accompagnato il nipote Salvatore rientrato pieno di successi e di dollari a casa del medico del paese natio, Bonito (Avellino), il dottor Miletti che aveva una giovanissima figlia, Wanda, «bruna, giovane e slanciata» come la ricordava nell’autobiografia. «Zio, la voglio sposare». Fu amore a prima vista, un amore senza fine, fino a ieri pomeriggio. E per la moda italiana è un altro pezzo di storia che se ne va.