Giovedì 25 Aprile 2024

Tagliatore e il suo inconfondibile stile. "L'eleganza oggi"

Intervista a Pino Lerario, nipote del fondatore del brand fondato a Mantina Franca

Pino Lerario

Pino Lerario

Il prodotto prima di tutto, da sempre. E la cura maniacale per il dettaglio giusto, per l’eleganza italiana, per i bei tessuti, per i tagli studiati e continuamente aggiornati al fit moderno. Un nome evocativo, Tagliatore, che racconta l’heritage e la contemporaneità del brand fondato a Martina Franca da Vito Lerario nel 1940 con la sola produzione di scarpe e poi lanciato negli anni Settanta dal figlio Francesco anche nell’abbigliamento per uomo fino al successo assoluto di oggi con la direzione creativa di Pino Lerario, nipote del fondatore, che coi fratelli Vito, Luciano e Teresa porta avanti la Lerario srl con decisione e passione.

Signor Lerario, gli studi recenti raccontano che i giovani sono tornati al bel vestire... «Assolutamente sì – risponde Pino Lerario – e di questo dobbiamo ringraziare i social e Instagram che rilanciano l’immagine di personaggi dello spettacolo e dello sport che postano cappotti impeccabili portati con le sneakers. Un modo di vestire informale ma anche molto elegante».

Quali sono i maggiori mercati per Tagliatore? Qual è l’ultimo fatturato, la quota dell’export e quante sono le persone che lavorano con voi? «Il maggior mercato resta l’Italia e questo è davvero prodigioso. Nel nostro Paese vendiamo il 50% dei nostri prodotti. Poi seguono Giappone, i paesi scandinavi, la Germania, la Spagna, la Francia. Stiamo approcciando l’America, la Cina invece è ancora tutta da costruire e bisogna avere molta prudenza per quel mercato piuttosto difficile. L’ultimo fatturato supera i 25 milioni di euro e con noi in azienda lavorano 200 dipendenti che salgono a 400 con l’indotto. Siamo felici perché i nostri clienti ci vogliono bene anche se in Italia stanno sparendo tante aziende e tanti retail. Mentre noi continuiamo a crescere».

Come si conciliano trazione e innovazione lavorando da Martina Franca? «Con la passione per il lavoro. Siamo grandi lavoratori, attaccati alla nostra terra. Sì, ci sono problemi logistici per gli spostamenti ma l’aria che respiriamo e la tradizione manifatturiera intatta ci ripagano di ogni sacrificio».

Qual è il segreto dell’eleganza maschile? L’uomo oggi osa come la donna? «Osa più della donna, perché è più vanitoso, più esigente, conosce i tessuti ed esige la vera sartorialità».

Di recente avete lanciato una collezione di scarpe. Com’è andata? «Molto bene, sono piaciute, tanto che riconfermiamo la collezione con l’aggiunta di nuovi modelli, calzature con la suola di vibram e anche sneakers. Facciamo fare tutto in Toscana».

Cosa significa Pitti Uomo per la vostra azienda? «Partecipiamo al salone fiorentino da undici edizioni e siamo soddisfattissimi. Per la moda uomo Pitti è la fiera più importante al mondo, è il salone numero 1».

I segni distintivi per l’uomo elegante? «Il capospalla su tutto, che sia giacca o cappotto. Devono essere belli e di valore manufatturiero indiscutibile. Poi serve sempre un dettaglio: per me è la pochette che illumina un completo, rompe la monotonia, spesso è più forte della cravatta».