Pitti Uomo, Glenn Martens: "La mia moda con l'anima"

Il giovane maestro di Anversa, direttore creativo di Y/Project, debutta a Firenze

Due proposte della collezione Glenn Martens firmata Y/Project

Due proposte della collezione Glenn Martens firmata Y/Project

Firenze, 3 gennaio 2019 - La sindrome di Stendhal esiste e Glenn Martens ne è stato colpito quando appena diplomato alla prestigiosa Royal Academy of Fine Arts di Anversa è venuto per la prima volta in riva all’Arno restando sbalordito da tanta bellezza. "Sono nato a Bruges che è un po’ la Venezia del Belgio – racconta Glenn che il 9 gennaio prossimo debutterà al 95° Pitti Uomo con la collezione uomo per l’inverno 2019-2020, scelto da Pitti Immagine come super talento fra gli stilisti dell’avanguardia parigina –. Crescere lì mi ha influenzato nell’estetica. Da giovane ero alla ricerca di città simili, come Firenze e Venezia, dove si incontrano storia e cultura. Ed è stata una gioia immensa ritornare agli Uffizi dopo tanti anni dopo l’invito di Pitti Immagine per Pitti Uomo. Sfilare qui è quel tipo di opportunità che ti capita una volta sola nella vita perché il salone è uno degli appuntamenti più prestigiosi per la moda uomo a livello mondiale. Molti designer che rispetto e stimo hanno sfilato a Firenze. Per me è un onore entrare a far parte di questo cenacolo di creativi".

Sarebbero molti i riferimenti ma forse Martens ripensa al recentissimo successo sbocciato a Firenze per Virgil Abloh di Off White e per Craig Gleen, per non dire del decollo a Boboli di Raf Simons che poi è stato direttore creativo di Dior e ha appena lasciato Calvin Klein. Lui è poco più che trentenne e rappresenta il volto nuovo della moda che guarda all’ambiente, alla tutela degli animali, a uno stile che dura e chi si tramanda con abiti tra più generazioni. Insomma la sua moda ha un’anima, non è solo banalmente glam o lussuosa.

Glenn Martens
Glenn Martens

"Y/Project cresce ogni anno del 30% e le nostre collezioni sono vendute in 180 store nel mondo. Essere selezionato per sfilare a Pitti Uomo è la conferma che stiamo facendo un buon lavoro. Yohan da cui prende il nome il brand con la Y, aveva creato una linea che rifletteva la sua personalità. Per me era impossibile continuare in quella direzione, semplicemente perché non ero lui. Perciò, con tutto il rispetto possibile, ho optato per una lenta trasformazione, durata due anni. Oggi Y/Project vive ancora sui principi del fondatore ma la mia visione del fashion è totalmente diversa. Il mio brand è ecclettico e versatile, è opulenza e divertimento. Sono fortunato a fare il lavoro che faccio. Le mie sfilate propongono una diversità di vari tipi di persone. È la celebrazione della diversità che troviamo nella società e in noi stessi. Alcuni brand spingono sull’effetto army: ogni volta che indossi un loro abito diventi tu stesso quel brand. Noi cerchiamo di fare l’opposto, esaltando l’individualità".

Com’è la sua vita?

"Sono piuttosto irrequieto e troppo curioso. Vorrei fare tutto, essere ovunque, provare qualsiasi cosa. Sono interessato ad ascoltare un concerto barocco o a ballare in un club di Berlino, visitare un castello o andare a Disneyland".

Dove sta andando la moda?

"La libertà creativa è il must. Però quando cinque anni fa sono diventato direttore creativo di Y/Project producevamo l’80% delle collezioni in pelle. Poi abbiamo cambiato e anche se la pelle è nel Dna del brand oggi ne troverete pochissima. Sono molto attento a scegliere i pellami che sono prodotti secondari dell’industria della carne. Penso che dobbiamo rispettare la vita degli animali, e creare capi che durino negli anni. Io ho un giacchetto di pelle da 15 anni, lo indosso sempre ed è ancora perfetto. D’inverno porto lo shearling di mio padre. C’è qualcosa di sostenibile nell’indossare lo stesso capo per decenni, passando dai vecchi ai giovani. Credo che sia stupido uccidere degli animali per un capo che sarebbe fuori moda la stagione successiva. Io sono ecofriendly, coerente nel tipo di produzione controllata. Il rispetto è la chiave di tutto".

Dunque no al fast fashion?

"Quando una maglia costa 10 euro sappiate che dietro c’è del sangue o qualcosa che rovina l’ambiente".

Il suo cliente ideale?

"Mia nonna che ha 89 anni come i ragazzi del club dove sono capitato sabato scorso. Diverse persone per diverse ragioni".

Perché a Firenze ha scelto il chiostro di Santa Maria Novella?

"È un luogo democratico e vorrei che assistesse al mio show il maggior numero di persone possibili".