Eleganza gioiosa a Kontatto con la natura. "La donna? Chic e libera"

Il presidente Ballandi punta anche sulle calzature

Kontatto

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Bologna, 16 ottobre 2018 - L'ultimo viaggio a Napoli ha fatto scoprire a Federico Ballandi, fondatore e presidente di Kontatto – marchio vitale del made in Italy che veste con fantasia e qualità le donne – una realtà molto interessante per il vintage, una delle sue passioni insieme all’arte contemporanea. «Io sono sempre alla ricerca di spunti per le collezioni perché coordino il nostro team stilistico interno e mi occupo dell’immagine di Kontatto che ho fontado nel 1995 coi miei soci Gianluca Goldoni e Stefano Trecchi – racconta Ballandi, bolognese doc – e a Napoli ho trovato pezzi degli anni Settanta molto interessanti». Appassionato del suo lavoro, uomo pieno di vitalità e di idee, Ballandi sta partendo per una missione di lavoro che lo porterà a Seoul e poi in Cina, «là sono tutti molto veloci, lavorano giorno e notte come da noi una volta». Tappa d’obbligo per la ricerca anche l’America, in particolare Los Angeles.

Presidente Ballandi, qual è l’ultima novità di Kontatto? «Sono in trattativa per la produzione di una linea di scarpe, al Micam ho conosciuto dei giovani produttori molto in gamba. Così i nostri abiti avranno sneakers e camperos coordinati». L’ultima campagna è di grande impatto. Le modelle sono fotografate nella natura, in un bosco, ai piedi di un lago, con un tocco romantico e al tempo stesso sportivo.

Chi ha fatto le foto? «Gli scatti sono di Nima Benati, fotografa bolognese di soli 26 anni ma già molto conosciuta. Abbiamo scattato al lago di Braies, è stato molto bello. La campagna ci rappresenta, gli abiti e i capispalla raccontano la nostra maestria produttiva, specie nella maglieria da dove abbiamo cominciato. La nostra donna è libera, naturalmente elegante nella vita di ogni giorno e si diverte a vestirsi per le occasioni importanti, per i cocktail e per le serate».

Quando è importante vestire con eleganza e anche con un po’ di divertimento e leggerezza... «Sì, la cerimonia è fondamentale per Kontatto. Il 25 novembre infatti presenteremo la collezione Going out Stars, non ci sono solo le feste ma anche il rito dell’aperitivo è un’occasione per presentarsi con il lato più bello di sé. E per me le occasioni social sono di ispirazione per seguire i desideri del mercato. Sarà una collezione no season, proiettata sul Natale, una capsule di cento capi più vari accessori. Ma non le scarpe che debutteranno nel primavera-estate prossima».

Come sono andate le vendite per l’inverno? «Benissimo, la maglieria è un sogno. Il mohair e le lane secche la fanno da padrone in collezione. Alle donne piacciono tutte le sovrapposizioni, all’insegna della leggerezza e del comfort. La donna vuole sentirsi donna! Vuole la gonna lunga ma con lo spacco. E noi che ci chiamiamo Kontatto, che significa con tatto e anche cortocircuito tra fashion e trend, con la nostra velocità di idee e creazioni veniamo incontro a questi desideri».

Qual è la composizione del gruppo Kontatto Srl? «Io sono presidente e Ceo, responsabile dello stile e dell’immagine, e fondatore del brand e dell’azienda insieme ai soci fondatori Gianluca Goldoni e Stefano Trecchi che siedono in consiglio di amministrazione».

Quali sono i numeri di Kontatto? «L’azienda si sviluppa su 3000 metri quadri al Blocco 14 del Centergross e lì ci sono tutte le attività operative. Per la logistica siamo al Blocco 30 con 1000 metri quadri. Con noi lavorano 40 persone a pieno ritmo, il maglificio che è il cuore pulsante è a Formigine, i nostri laboratori tutti nei dintorni e tutti in Italia con un indotto di 1000 persone. Siamo fieri e orgogliosi del nostro Made in Italy».

E il fatturato 2017?

«Siamo a 25 milioni di fatturato con uno splendido rapporto qualità/prezzo che ci premia. Oltre all’Italia vendiamo bene in Belgio, Polonia, Germania, Austria, Hong Kong, Cina e Russia. Andiamo al massimo, come sempre, il nostro segreto è la velocità che è nel Dna dell’azienda, la nostra distribuzione è snellissima. Penso che bisogna investire sempre di più in strategie di mercato, nella scelta dei dirigenti, specie se decideremo di fare un salto ancora in avanti. Nel mondo del fast l’inserimento di queste figure finora è stata cosa rara, come pure le collaborazioni stilistiche troppo urlate. Penso che oggi i tempi siano maturi per il cambiamento. Ora abbiamo un negozio a Bologna, uno a Casalecchio, uno a Milano e uno a Milano Marittima. Esportiamo per il 40% del fatturato, il 60% delle vendite le facciamo ancora in Italia e produciamo un milione di capi l’anno. Il mio sogno? Un monomarca a Firenze, capitale internazionale dello stile».