Martedì 23 Aprile 2024

Dolce e Gabbana, le scuse e la prova del riscatto in passerella

Bufera scoppiata per tre spot definiti razzisti e sessisti. Il video sui social dei due stilisti per chiedere perdono a "tutti i cinesi del mondo". Mea culpa in mandarino

Dolce e Gabbana, in un video le scuse ai cinesi (YouTube)

Dolce e Gabbana, in un video le scuse ai cinesi (YouTube)

Milano, 24 novembre 2018 - «Dal profondo del nostro cuore vi chiediamo scusa, non succederà mai più». Tristi, sgomenti, imbarazzati Domenico Dolce e Stefano Gabbana hanno fatto mea culpa davanti dal mondo, e «a tutti i cinesi del mondo», per l’incidente dei giorni scorsi che ha portato all’annullamento della loro immaginifica sfilata a Shangai e alle infinite polemiche per i tre video su spaghetti/pizza/maxicannolo giudicati razzisti e sessisti che in un battibaleno hanno scatenato una gogna sui social media. Ieri mattina Stefano e Domenico hanno registrato un video di un minuto e 25 secondi per chiedere scusa e dirsi innamorati della Cina. Vestiti in modo molto minimal, in maglione nero che mostrava ancor di più le loro facce dispiaciute, i due stilisti nel video pubblicato sul social cinese Weibo confessano tristezza e sconforto. «In questi giorni abbiamo pensato moltissimo e con grande dispiacere a quello che è successo», attacca Domenico mentre scorrono i sottotitoli in cinese davanti alla parete tappezzata di sontuoso damasco.   

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«Le nostre famiglie ci hanno sempre insegnato a rispettare le varie culture di tutto il mondo - continua Dolce che nella coppia stilistico-imprenditoriale (divisa nella vita privata dal 2004) è l’anima sartoriale, riservato e spesso quasi taciturno - e per questo vogliamo chiedervi scusa se abbiamo commesso degli errori nell’interpretare la vostra». Molto scosso Stefano Gabbana che non torna sui commenti razzisti partiti dal suo profilo Instagram e attribuiti a un attacco hacker. «Vogliamo anche chiedere scusa a tutti i cinesi nel mondo perché ce ne sono molti e prendiamo molto seriamente questa scusa e questo messaggio». «Siamo sempre stati molto innamorati della Cina, l’abbiamo visitata, amiamo la vostra cultura e certamente - sottolinea Dolce - abbiamo ancora molto da imparare per questo ci scusiamo se abbiamo sbagliato nel nostro modo di esprimercici». Poi all’unisono le scuse in mandarino con un netto «Dui bu qi». Tutto il mondo del fashion non parla d’altro, e non smette di fantasticare e giudicare. Il presidente di Camera Moda Carlo Capasa ha parlato di «grave danno al made in Italy». Continuano anche le proteste del popolo cinese nel mondo, e continua il boicottaggio dei prodotti e dell’etichetta Dolce e Gabbana.    Il contagio della rappresaglia dello shopping passa da Tmall a Jd.com e Suning, i principali siti cinesi che si sono subito allineati, seguiti a ruota da Ynap che ha sospeso le ventite del brand sui suoi canali cinesi. E ieri i capi della label non sono più in vendita neanche da Lane Crawford che gestisce dieci punti vendita nella Greater China. Ora la prova del riscatto sarà tra pochi giorni a Milano, dal 6 al 9 dicembre, per il ponte di Sant’Ambrogio con due sfilate d’alta moda per donna e uomo a Palazzo Litta, eventi ad alto tasso di fashion e mondanità.

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