Miracolo alla Scala, il Macbeth della rinascita

Dopo lo stop dello scorso anno, la Prima sarà con artisti in scena senza mascherina e duemila persone in Teatro. Diretta su Raiuno

Migration

di Nicola Palma

Il "miracolo", per dirla con le parole del sovrintendente Dominique Meyer, si compirà alle 18 del 7 dicembre, quando la Scala alzerà il sipario su Macbeth. Dopo un anno di astinenza, con lo spettacolo registrato A riveder le stelle organizzato in due settimane nel 2020 per far fronte alla cancellazione causa Covid di Lucia di Lammermoor e trasmesso solo in tv, l’appuntamento più atteso della lirica mondiale tornerà alle origini, per la settantesima volta nella storia: duemila spettatori in teatro (con Ffp2 e Super green pass), milioni davanti a piccolo e grande schermo per assistere alla diretta su Raiuno.

"Quando si vedono tanti grandi teatri chiusi, come la Wiener Staatsoper, Monaco, Dresda, Lipsia, devo dire che noi siamo fortunati", ha spiegato ieri Meyer, aggiungendo che "arrivare alla Prima attiene un po’ al miracolo". Per centrare l’obiettivo, il Piermarini ha varato un’ulteriore stretta sui controlli, così da blindare lo spettacolo in un periodo segnato dalla ripresa dei contagi: gli artisti più esposti perché in scena senza mascherina (cast, coristi e fiati dell’orchestra) sono stati inseriti nel "gruppo rosso", che prevede test antigenici ogni 48 ore (e molecolare una volta a settimana) e riduzione al minimo dei contatti interpersonali fuori dall’orario di lavoro; per gli "arancioni" (il resto dei professori, tecnici di palcoscenico e maestranze a stretto contatto coi cantanti) test ogni 10 giorni.

Un piano studiato da Meyer – che sin dall’inizio della pandemia ha mostrato particolare attenzione alla salute dei lavoratori e privilegiato sempre la linea della cautela – per far sì che il tempio della musica si mostri nella sua veste migliore nella serata più importante dell’anno, quella di Sant’Ambrogio. Gli ingredienti ci sono tutti. A cominciare dal "poker d’assi" sul proscenio: Anna Netrebko nei panni della perfida Lady Macbeth ("È una produzione speciale, faremo l’impensabile"), Luca Salsi nel ruolo di Macbeth, Francesco Meli-Macduff e Ildar Abdrazakov-Banco.

Sul podio il direttore musicale Riccardo Chailly, che chiuderà la trilogia giovanile di Verdi iniziata nel 2015 con Giovanna d’Arco e proseguita nel 2018 con Attila: "È la quarta volta che Macbeth inaugura la stagione scaligera, accade una volta ogni 22-23 anni", ha ricordato il maestro, spiegando che si tratta "della nuova edizione critica pubblicata nel 2005 da Casa Ricordi, che ci ha obbligato a ristudiare tutto e a mettere in discussione consuetudini consolidate". Nello spettacolo di martedì prossimo, con Sergio Mattarella per l’ultima volta in Palco reale da Capo dello Stato, ci sarà la scena della morte del nobile scozzese ("Mal per me che m’affidai") e i ballabili (con coreografia del debuttante Daniel Ezralow), così come previsto dalla versione originale del 1847.

L’allestimento è stato affidato per la quarta Prima di fila alla collaudata squadra guidata dal regista Davide Livermore, con le scene di Giò Forma, i costumi di Gianluca Falaschi, le luci di Antonio Castro e i video di Paolo Gep Cucco con D-Wok. Ne verrà fuori un Macbeth "universale", distopico e onirico, che narrerà in maniera "contemporanea" il dramma dell’ambizione politica a tutti i costi e "dei rischi della gestione del potere con sangue e soprusi". Il racconto della catastrofe di una società, senza riferimenti a episodi particolari della Storia, nemmeno di quella attuale, ha messo le mani avanti Livermore, "perché noi non facciamo cronaca, non facciamo il tg, noi facciamo arte. E quello che abbiamo messo in scena è semplicemente il Macbeth raccontato spogliandoci da quelli che potrebbero essere i pudori ottocenteschi".

Gli spettatori si troveranno davanti uno skyline "che rimanda a quello delle grandi città americane, con un omaggio a Piero Portaluppi e alla sua facciata-labirinto mai realizzata per un edificio in corso Sempione. Sarà un continuo rincorrersi di immagini e realtà aumentata (anche con un software di gaming), a ricreare l’inconscio tortuoso e l’Io smarrito già vivisezionati nel film Inception di Christopher Nolan (il protagonista di quella pellicola, Leonardo DiCaprio, era in grado di inserirsi nei sogni altrui per carpire segreti nascosti).

Uno show pensato anche per la tv, "perché – ha aggiunto Livermore – sentiamo la responsabilità di parlare pure a chi ci guarderà in tutto il mondo". Il programma del Comune "Prima diffusa" porterà Macbeth in 34 luoghi (dal carcere di San Vittore al terminal 1 di Malpensa), ma non in Galleria Vittorio Emanuele, per evitare assembramenti. Per lo stesso motivo, è stata eliminata la cena di gala alla Società del Giardino.