Giovedì 18 Aprile 2024

"Mio nonno Cadorna? Incompreso dalla Storia"

Il nipote Carlo difende la figura del Generalissimo, criticato duramente per la disfatta di Caporetto. "Entrammo in guerra impreparati"

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di Andrea Cionci

Cadorna: un cognome importante legato alla storia d’Italia con tre generali: Raffaele, (1815-’97) che entrò a Porta Pia; Luigi (1850-1928), Comandante Supremo durante la Grande Guerra; Raffaele jr. (1889-’73) a capo del Corpo Volontari della Libertà durante la Seconda. Oggi c’è il colonnello Carlo, tra i massimi esperti mondiali di equitazione, già presidente dell’Associazione d’Arma di Cavalleria, da anni in prima linea per difendere la memoria di suo nonno Luigi, tra le figure più travisate e meno conosciute del ‘900.

Colonnello, spesso Lei ha fatto causa a storici e giornalisti che hanno denigrato il Generalissimo…

"I limiti del diritto di critica storica sono la continenza – cioè l’utilizzo di termini non ingiuriosi – e il rispetto della verità documentata: uno dei querelati è stato condannato a un risarcimento di diecimila euro. Per mettere un punto fermo, ho pubblicato il libro Caporetto? Risponde Cadorna (Bastogi, 2020)".

Ma qual è la più grande incomprensione su Suo nonno?

"Sulla strategia, questa grande sconosciuta, almeno in Italia: la scienza che determina tutte le vittorie belliche. Cadorna è dovuto entrare in guerra per decisione politica con un esercito inesistente nella qualità e numericamente insufficiente per il fronte da difendere, troppo lungo e vantaggioso per gli austriaci che l’avevano oculatamente scelto nel 1866. I nostri Alleati, per alleggerire il fronte occidentale, ritenuto quello decisivo, ci assegnarono il compito di tenere impegnati – e logorare – gli austriaci da Sud. Cadorna sviluppò artiglierie, mitragliatrici ed aerei, fortificando la linea del Grappa e costruendo 2000 km di vie di comunicazione logistica. “Tolse“ così dal fronte occidentale 16 divisioni tedesche".

Entrata in guerra per ultima, con un ruolo laterale, l’Italia assestò, tuttavia, il colpo decisivo…

"Cadorna aveva sempre previsto ogni possibilità, compreso quello che successe a Caporetto, (per l’improvviso crollo della Russia), preparando e attuando la ritirata strategica sulla linea del Grappa, definita da Vittorio Emanuele Orlando “un miracolo“. Grazie a questa linea abbiamo vinto perché eravamo finalmente in situazione di predominio di fuoco, logistico e di riserve, con un fronte ridotto di un terzo. Questo consentì a Diaz – che sostituì Cadorna dopo Caporetto – di migliorare le condizioni di vita dei soldati, anche perché il Governo, spaventatosi, finalmente aprì i cordoni della borsa. Gli austroungarici, penetrati troppo in profondità in territorio italiano, si arenarono sulla linea del Grappa, fino alla resa finale con Vittorio Veneto, il 4 novembre ‘18. La Germania del Kaiser si arrese una settimana dopo, temendo un’invasione italiana dalla Baviera. Così, la Grande guerra l’ha vinta la strategia di Cadorna (per tutta l’Intesa, facendola terminare un anno prima rispetto alle previsioni degli Alleati) tanto che Diaz non la cambiò di una virgola. Oggi viene ancora studiata nelle Scuole di Guerra americane".

E la famosa questione delle fucilazioni?

"Un uso comune a tutti gli eserciti belligeranti, e pochi sanno che, proporzionalmente, furono in numero maggiore sotto Diaz. Il Comandante Supremo doveva consentire agli ufficiali di mantenere la disciplina ad ogni costo. Quindi, soltanto in presenza di gravissimi reati che prevedessero la pena di morte, nell’impossibilità di riunire un tribunale e, talora, di identificare i colpevoli per l’omertà del reparto, con i poteri derivanti dall’art. 251 del codice vigente, Cadorna autorizzò i Comandanti a procedere per fucilazioni sommarie. Esse furono in totale 300 (su 5 milioni di uomini in armi): cose “orribilmente disgustose e ripugnanti“, come scrisse lo stesso Cadorna, ma purtroppo necessarie e che servirono a dare un esempio indispensabile per il mantenimento della disciplina contribuendo alla vittoria finale".

Insomma, il prossimo che vorrà ridenominare una “Via Cadorna”, dovrà fare i conti con la storia.

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