Milano e Roma, capitali contro

Giovanni

Morandi

Ci sono due templi che interpretano Milano, quello che esprime la sacralità laica della Scala e quello della unicità religiosa del Duomo. Il cuore di Milano sta nel mezzo a questi due riferimenti perenni e se volessimo indicare dove trovarlo potremmo dire che sta nel mezzo alla Galleria, proprio a metà strada. La Scala, in modo particolare nei giorni di effetto Sant’Ambrogio, rappresenta dei milanesi la propensione alla tradizione, alla serietà, alla determinazione, alla ricerca della perfetto che è un modo di cercare la bellezza. L’impegno per il fare, la loro avversione per l’indolenza, la loro apparente difficoltà a relazionarsi unita all’inattesa scoperta di quanta attenzione riservino invece a chi dimostri di meritarsela. Questi sono i milanesi e se volessimo sintetizzare potremmo dire che nei giorni di festa molto ambrosiana Milano è più milanese del solito e spesso più milanesi di tutti sono quelli che non lo sono. La Scala è la chiesa laica di questi valori.

Sono conclusioni che contrastano con il carattere dell’altra capitale, Roma, la capitale da sempre e allo stesso tempo della provvisorietà, che al contrario di Milano dà attenzioni effimere e poco convinte perché ne ha viste troppe. Un aspetto ben espresso da Ennio Flaiano quando raccontò la storia dell’arrivo dei marziani atterrati con un’astronave al Colosseo. All’inizio l’evento suscitò interesse verso quegli strani esseri con la pelle verde, due nasi e un occhio. Ma dopo qualche ora nessuno più si curava di loro e un fotografo, di quelli che rincorrono i politici, fu sentito gridare: "A marzià! Te voi levà de mezzo? ‘Un lo vedi che devo fotografà er presidente?"

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