Martedì 23 Aprile 2024

"Finalmente sono Michael Holbrook, mica Mika"

La star anglo-libanese: "Con il nuovo album rimetto insieme persona e personaggio"

Mika (LaPresse)

Mika (LaPresse)

Milano, 4 ottobre 2019 - Il suo nome è Holbrook, Michael Holbrook. Anzi, Mika. Al cantante anglo-libanese ci sono voluti quattro album per mettere una davanti all’altra, nello stesso disco, l’identità che ha all’anagrafe e quella che gli ha consegnato il mondo del pop. Due nomi che scivolano uno sull’altro, come una foto sul proprio negativo, sulla copertina di My name is Michael Holbrook, l’album nei negozi da oggi con 13 nuove canzoni fra cui il duetto con Jack Savoretti di Ready to call this love. Con gentilezza e talento, tra musica e tv, Mika ha colpito da subito al cuore l’Italia: ai fan dedica ora i 12 concerti nei palasport di quel Revelation Tour al via il 24 novembre da Torino con tappe pure ad Ancona il 26, Casalecchio di Reno il 29, Montichiari il 30, Livorno il 2 dicembre, Assago il 3. Ieri, a Milano, l’eroe di Grace Kelly ha presentato questa nuova fatica realizzata negli ultimi quattro anni tra Miami, Londra e la campagna toscana, dove si ferma spesso a Scandicci. 

Michael al contrario dei tanti artisti che nel corso della carriera si trovano un alter ego, lei ha sentito il bisogno di recuperare il suo vero nome.  "Sentivo il bisogno di farlo, di rimettere assieme la persona e il personaggio, anche come provocazione a me stesso. Mi sono deciso solo al quinto album perché la vita è fatta di fasi e “capitoli” diversi. Per questo ho provato a far pace col mio nome legale, che è lo stesso di mio padre, anche se un’ora dopo che ero nato per mia madre ero già Mika. Confesso di aver sempre odiato il nome anagrafico e, quindi, il disco è servito pure a risolvere qualche conflitto con me stesso". 

Rapporto controverso con i suoi? "Mio padre è stato sempre molto presente nella mia vita, ma non gli volevo somigliare. Però ho un forte senso di appartenenza, porto con orgoglio il mio cognome Penniman e una volta sono perfino andato alla ricerca delle radici di famiglia guidando da Miami a Savannah, in Georgia, per liberarmi di tanti pesi sulle tombe di miei avi". 

L’album è dedicato a sua madre Joanna.  "È stata lei a farmi cantare, quattro ore di esercizio al giorno, non pensando alla possibilità di un figlio popstar, ma alla soddisfazione nell’espressione artistica alla libertà che questa riesce a darti. Ora mamma è malata, le sto vicino. A volte penso che la vita è una m**da. Questi ultimi dieci anni sono stati i più felici, ma anche i più tristi della mia vita. Mi tengo tutto dentro, ma sento l’urgenza di condividerlo prima possibile con chi verrà ad ascoltarmi in concerto".

Un brano s’intitola “Sanremo”, ma non parla del Festival. "È una canzone sentimentale sui miei ricordi di bambino perché Sanremo è stata la prima città italiana che ho visto, venendoci in gita con i miei dalla Francia. Difficile allora immaginare che da grande avrei poi avuto con l’Italia una frequentazione tanto assidua". 

La tv è congelata al momento?  "Sì. Rtve, la principale emittente spagnola, mi aveva proposto di acquistare Casa Mika, opportunità molto allettante per le ricadute che lo show avrebbe potuto avere pure sul mercato tv latino americano. Ma sarebbero stati due anni di impegni sulle due coste dell’Atlantico e, per l’album, ho rifiutato. Con la speranza che l’offerta possa essere rinnovata in futuro. D’altronde io amo l’imprevisto: ho un progetto tv che mi vedrebbe impegnato alla conduzione al fianco di un altro “enfant terrible”, ma è prematuro parlarne".   

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