
Nel suo Donne sull’orlo di una crisi di nervi, Pedro Almodóvar raccontava le nevrosi al femminile. Emilio Marrese, giornalista e...
Nel suo Donne sull’orlo di una crisi di nervi, Pedro Almodóvar raccontava le nevrosi al femminile. Emilio Marrese, giornalista e scrittore, amplia lo spettro d’analisi, senza distinzioni di genere. Il suo “Tutto esaurito - Il festival dello stress“, da domani a sabato nel chiostro dell’Arena del Sole di Bologna, porta sul palco cinque personaggi disposti a farsi “psicoanalizzare“ davanti al pubblico. Si parte con Gianni Morandi, seguito dallo scrittore e scultore Mauro Corona; quindi Agnese Pini, direttrice di QN – Quotidiano Nazionale, La Nazione, Il Giorno, il Resto del Carlino e Luce!, che ha da poco pubblicato La verità è un fuoco (Garzanti); poi il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna; e infine l’attrice Paola Quattrini. Gli ospiti, introdotti al pianoforte da Bob Messini, dialogano con Marrese – ideatore e direttore artistico – assieme a veri psicoanalisti: Stefano Bolognini, Nicola Rossi, Cristina Nanetti, Mario Vittorangeli e Barbara Giorgi.
Marrese, come nasce “Tutto esaurito“?
"Volevo celebrare qualcosa che unisse tutti. Non facciamo altro che parlare di stress e di ansia. E allora quale tema migliore di questo, se affrontato con una certa leggerezza?".
Può essere catartico ascoltare qualcuno che parla di stress?
"Si ha l’occasione di condividere il malessere, scoprendo che anche quello più ricco e famoso di te, ha avuto disturbi e momenti di difficoltà simili ai tuoi. Non dico che il mal comune sia mezzo gaudio, ma la condivisione aiuta anche ad esorcizzare. Per questo, scherzando, l’abbiamo definita la prima rassegna terapeutica d’Italia: riderne insieme aiuta".
Il festival è alla quarta edizione. L’ospite più esaurito?
"Pierluigi Pardo. Pur facendo una vita molto divertente, da telecronista, ha confessato la difficoltà nell’affrontare gli hater, il gioco al massacro dei social. I politici (tra gli ospiti il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, e il governatore dell’Emilia-Romagna, Michele de Pascale, ndr) riescono a dissimulare di più. Gli altri, invece, si possono concedere momenti di maggiore autenticità, e anche di protagonismo".
Quanto è stressante fare il giornalista?
"È sempre meglio che lavorare, si diceva. Lo stress maggiore viene dalle condizioni di lavoro, che continuano a peggiorare. I ritmi sono più frenetici e le risorse sono inferiori: cala la qualità di ciò che si produce e la qualità della vita. Una delusione non indifferente".
Lei ha affrontato questo tipo di delusione?
"Ho avuto una carriera fortunata, sono soddisfatto, nonostante i momenti di difficoltà. Da sei mesi ho scelto la libera professione, sono uscito dal lavoro redazionale quotidiano perché non mi rendeva più felice".
Ora di cosa si occupa?
"Cerco di sopravvivere, vendo cara la pelle. Organizzo rassegne, lavoro per alcune aziende, collaboro ancora con il giornale, conduco la rassegna stampa tutte le mattine in radio, a settembre tornerò in tv. Insomma, faccio cose e vedo gente, per citare Nanni Moretti".
Tutto questo senza essere esaurito?
"Mi diverto, tutto sommato è un bel lavorare, e questo aiuta molto a combattere lo stress. Niente a che vedere con lo stare in coda nel traffico di Bologna per andare al lavoro".
Amalia Apicella