Sabato 20 Aprile 2024

Il materiale più nero del nero

Al Massachusetts Institute of Technology è nato il materiale più scuro di sempre, capace di assorbire quasi tutta luce che incontra

A destra: il diamante c'è, ma (quasi) non si vede (Foto: Diemut Strebe)

A destra: il diamante c'è, ma (quasi) non si vede (Foto: Diemut Strebe)

Un team di ricercatori del MIT, il Massachusetts Institute of Technology, ha sviluppato un materiale 10 volte più scuro di qualunque altro oggetto conosciuto. Ci sono riusciti allineando dei nanotubi di carbonio su un foglio di alluminio trattato con il cloro: il risultato è una pellicola che assorbe il 99,995% della luce incidente. Di fatto, il materiale "più nero" che esiste al mondo. Come spesso accade in ambito scientifico, la scoperta è avvenuta in modo un po' fortuito. La squadra guidata da Brian Wardle, Brian Wardle, professore di aeronautica e astronautica presso il MIT, stava infatti testando come coltivare dei nanotubi di carbonio sul una lastra di alluminio, al fine di potenziarne le proprietà termiche e la conduttività elettrica. Per risolvere alcuni problemi emersi nel corso dell'esperimento, gli scienziati hanno dovuto escogitare alcuni ritocchi, che, al termine di un processo chimico piuttosto articolato, hanno dato vita a un materiale nerissimo. Wardle ha spiegato che il suo gruppo non è solitamente interessato alle proprietà ottiche dei materiali, ma alla luce di una parallela collaborazione con l'artista Diemut Strebe ha deciso di approfondire la scoperta. "In questo caso l'arte ha influenzato la scienza", ha commentato il professore. E proprio grazie a Streb, il nuovo colore è già visibile al pubblico. Presso la Borsa di New York è stata allestita in questi giorni una mostra dal titolo 'The Redemption of Vanity', in cui l'artista ha ricoperto un diamante giallo di 16,78 carati e del valore di 2 milioni di dollari con il materiale del MIT. L'effetto è sorprendente, in quanto la pietra preziosa risulta del tutto oscurata, confondendosi con lo sfondo nero del pannello retrostante. Wardle e colleghi hanno già fatto domanda di brevetto per la nuova tecnologia, con l'obiettivo di metterla a disposizione di qualunque artista che la voglia impiegare in progetti non commerciali. La scoperta potrebbe tuttavia trovare applicazione anche in ambito aerospaziale, ad esempio per proteggere telescopi e fotocamere ad alta definizione da bagliori indesiderati.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista ACS-Applied Materials and Interfaces.

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