Martedì 23 Aprile 2024

Masterchef vota Antonia, buona la prima per Klugmann

Severa e tenera, ok l'esordio del nuovo giudice

Antonia Klugmann giudice a Masterchef (LaPresse)

Antonia Klugmann giudice a Masterchef (LaPresse)

Milano, 23 dicembre 2017 - Master chef ma serve anche la class. Prima puntata di montaggio, idolo Antonia Klugmann. E si è capito il senso del prologo alla conferenza stampa, dove i quattro giudici sembravano comunque complici e affiatati, che ritornava, sottolineato in rosso, sull’ingresso della collega chef: «All’inizio l’abbiamo trattata apposta abbastanza male».

Le cucine e i talent come le navi inglesi sotto l’Ammiraglio Nelson? No, ma una forma di goliardico maschilismo nonnismo, del resto «in quest’ambiente – conferma Antonia con un sorriso sereno – per una donna non è facile, le cucine restano un ambiente maschile». Per come li conosco è stato un gioco e si sono subito chiariti, ma che il racconto del talent debba passare per un momento di visibile e autentico disagio di Antonia Klugmann, ha imbarazzato anche me. La settima edizione del cooking show di Sky si apre con un “funerale”, quello di Carlo Cracco. «Ha chiesto di essere marinato» chiosa Bastianich. Divertente la selezione di ingresso, tipi bizzarri, qualche piatto interessante, lo hanno detto anche loro. Concorrenti in tacchi a spillo, un ambulante di Salice Terme ingiustamente respinto, rispetto ad altri incomprensibili ingressi. O meglio: nel dubbio, all’inizio passano le storie. Bastianich ha giocato duro, da restaurant man al lavoro, Bruno Barbieri ha fatto il marpione, Antonino Cannavacciuolo è stato severo a targhe alterne.

Stava tutto scritto tranne l’esordio di Antonia, che a me è piaciuta moltissimo. Diretta ma educata, tranne quando il troppo era troppo e allora ha usato il codice di cucina che è come quello dei marines (volano i piatti con quel che c’è sopra). Si è fatta intenerire dal rapporto con la famiglia e la propria terra, dai più piccoli, se c’erano un sogno e una passione. Sincera nei giudizi, spiegandoli, anche tecnicamente, sempre. Innervosita dalle donne in tacco a spillo che giocano con i colleghi maschi. «Alle donne chiedo sempre di più per aiutarle, sento il dovere di formarle». Ha un’idea precisa e non omologata rispetto ai tre giudici, meno umorale (c’è anche il gioco dei maschietti), più coerente. Sarà una bella edizione, lo sento.

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