Mercoledì 24 Aprile 2024

Le mascherine riciclate possono essere utilizzate per costruire strade

Un innovativo studio australiano ha scoperto che le mascherine, se sminuzzate e unite al calcestruzzo, si possono usare per realizzare il manto stradale

Foto: pinkomelet / iStock

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Secondo l’ultimo aggiornamento della Commissione Ecomafie, datato al 5 novembre, in Italia sono state prodotte circa 300mila tonnellate di rifiuti composti da guanti e soprattutto da mascherine. I dispositivi di protezione individuale, dunque, rappresentano una questione ecologica da affrontare il prima possibile. Uno dei modi per farlo consiste nel puntare sull’economia circolare. A dimostrarlo è una nuova ricerca del Royal Melbourne Institute of Technology, che ha trovato il modo per trasformare le mascherine riciclate in una componente per realizzare il manto stradale.

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Strade più sicure grazie alle mascherine

Gli accademici australiani del Royal Melbourne Institute of Technology, che hanno pubblicato il loro studio sulla rivista Science of the Total Environment, hanno creato una mistura composta da calcestruzzo riciclato e mascherine sminuzzate in piccolissime parti. Stando alle parole di Muhammad Saberian, autore principale dello studio, questo materiale permetterebbe la costruzione di strade più sicure in quanto maggiormente in grado di sopportare le pressioni dei veicoli e prevenire la comparsa di fessure. Le mascherine sminuzzate, se miscelate assieme al calcestruzzo demolito, possono addirittura portare dei vantaggi ingegneristici reali nella realizzazione del manto stradale.

Prevenire un disastro ecologico

L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) ha stimato che, nel 2020, sono state accumulate tra le 160mila e le 440mila tonnellate di mascherine e guanti da smaltire con il fuoco purificatore. Se solo l’1% delle mascherine usate in un mese venisse eliminato in maniera scorretta, sostiene l’Ispra, avremmo 10 milioni di mascherine al mese disperse nei mari, sulle spiagge e in generale nell’ambiente. Ciò permette di capire che il problema non è tanto la quantità di mascherine da smaltire, ma il modo in cui vengono smaltite. I dispositivi di protezione individuale usati dovrebbero essere neutralizzati dai termovalorizzatori o negli inceneritori, ma in Italia (soprattutto al Sud) c’è una preoccupante carenza di impianti analoghi. Riciclare le mascherine e impiegarle per realizzare (e a quanto pare migliorare) il manto stradale, quindi, pare un modo incoraggiante per limitare un disastro ecologico: “Ci auguriamo che il nostro studio apra la porta ad ulteriori ricerche, elaborando modi per gestire i rischi sanitari su larga scala e indagando su altri tipi di mascherine adatte al riciclaggio”, ha detto il dottor Saberian.

 

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