Quando andremo su Marte saremo accompagnati da HAL 9000

Gli scienziati stanno mettendo a punto un sistema di intelligenza artificiale ispirato al super computer di '2001: Odissea nello spazio'. Senza l'istinto omicida, però

HAL 9000 in '2001: Odissea nello spazio' – Foto: MGM/Stanley Kubrick Production

HAL 9000 in '2001: Odissea nello spazio' – Foto: MGM/Stanley Kubrick Production

Portare l'uomo su Marte comporta la soluzione di una quantità di problemi e i cervelloni della NASA stanno spremendosi le meningi per arrivare a capo di tutte le sfide. Una di queste è mettere a punto un sistema di intelligenza artificiale avanzata e a quanto pare gli scienziati stanno prendendo spunto dal super computer HAL 9000, comparso in '2001: Odissea nello spazio' di Stanley Kubrick. È davvero una buona idea, considerato che nel film l'IA decide di uccidere le persone che invece dovrebbe servire? PERCHÉ COSTRUIRE UN COMPUTER COME HAL 9000 Intanto, la ragione dietro la costruzione di un super computer è di affidargli la gestione di una stazione planetaria costruita sulla superficie di Marte. All'intelligenza artificiale verrebbe affidato il compito di garantire l'efficienza dei sistemi di supporto vitale e di quelli energetici, di evidenziare eventuali guasti per intervenire tempestivamente, di monitorare rischi esterni come le tempeste di sabbia e via dicendo. Per fare tutto questo è necessario che sia in grado di prendere decisioni autonome in base ai dati in possesso. Ed è qui che la suggestione di Hal 9000 entra in campo. EVITARE CHE UCCIDA GLI UMANI Pete Bonasso, lo sviluppatore di robotica che sta guidando la squadra di scienziati che lavora sul computer, rimase molto colpito quando da giovane vide '2001: Odissea nello spazio': si è ispirato a quel film per immaginare il funzionamento della propria creatura, ovviamente eliminando l'autocoscienza e lo spirito di autoconservazione che portano Hal 9000 ad agire contro gli esseri umani. "Non può fare nulla che non sia programmato a fare", rassicura Bonasso. I PRIMI ESPERIMENTI SONO STATI UN SUCCESSO Il suo prototipo si chiama CASE (da "cognitive architecture for space agents"): i primissimi esperimenti virtuali l'hanno visto gestire con successo una base spaziale per circa quattro ore. E senza uccidere alcun umano. Ovviamente, c'è ancora molta strada da fare, ma non moltissimo tempo a disposizione, perché l'obiettivo è di utilizzare CASE già nelle missioni spaziali previste dalla NASA fra il 2030 e il 2040, quelle cioè che prevedono l'impiego di esseri umani. Leggi anche: - Il piano della Nasa: l'uomo su Marte tra 20 anni - Marte, il rover NASA atterrerà in un antico lago - Ecco i 5 motivi per i quali non vivremo mai su Marte
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