Mercoledì 17 Aprile 2024

Marta Ottaviani "La guerra russa a colpi di troll"

Nel libro “Brigate Russe“ la infowar di Putin "Un’opera di manipolazione su scala internazionale"

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di Giovanni Serafini

"C’è una guerra occulta, una guerra grigia che si combatte anche in tempo di pace, il cui obiettivo è manipolare l’opinione pubblica". Non si sentiva volare una mosca l’altra sera alla Maison d’Italie a Parigi quando Marta Ottaviani, presentata dalla direttrice Maria Chiara Prodi, ha spiegato al pubblico come funzionano i troll, gli hacker, i bot e gli altri strumenti micidiali con cui Putin cerca d’ingannare l’Occidente. "Si possono bombardare non solo i palazzi, ma anche le coscienze. Si può attaccare il nemico senza che lui nemmeno se ne accorga", ha sintetizzato l’oratrice. Giornalista esperta di Russia e Turchia (dove ha vissuto per otto anni), ben nota ai nostri lettori per i suoi articoli su Quotidiano Nazionale, Marta Ottaviani ha presentato il suo ultimo libro Brigate Russe, pubblicato dalla casa Ledizioni prima dell’invasione dell’Ucraina. La intervistiamo al telefono. Il nostro colloquio è interrotto soltanto dai miagolii di Erdogat, il gattino che si è portata dietro da Istanbul a Milano.

All’inizio, quando lei denunciò la strategia delle infowar pilotate da Mosca, molti non la presero sul serio…

"Non solo, mi prendevano addirittura in giro. Sostenevano che la realtà che descrivevo era una fiction. Un collega mi disse: mica siamo in un romanzo di Le Carré".

Poi è arrivato il colpo di scena di Evgenij Prigogin, il proprietario della Wagner, l’esercito di mercenari al soldo di Putin.

"Infatti: Prigogin ha ammesso di aver cercato d’influenzare il voto americano alla vigilia delle Midterm. E ha detto che continuerà su questa strada. Ricordiamo che il suo nome figurava già nel rapporto Mueller, il documento diffuso dalla Casa Bianca che evidenziava le indagini del procuratore Robert Mueller sulle interferenze della Russia nella campagna elettorale statunitense del 2016".

Quanta gente c’è che lavora nella Fabbrica dei Troll?

"È tutto molto segreto ma penso che si tratti di centinaia e centinaia di persone. E poi ci sono tutti gli altri, milioni di persone, che lavorano per la Fabbrica senza rendersene conto. Per esempio, se io rilancio una notizia senza sapere che si tratta di una fake news, di fatto lavoro per Prigogin, e oltretutto gratis! Bisogna stare molto attenti con i social. Ne sono stata vittima con il re-tweet di qualcuno che non aveva gradito un mio commento: in pochissimo tempo si è scatenato uno sciame incredibile di troll e il re-tweet è diventato virale".

I troll hanno lavorato in favore di Trump, poi della Brexit, quindi dei No Vax. Hanno colpito anche in Italia…

"Eccome! Durante la prima fase della guerra in Ucraina certe emittenti televisive italiane hanno diffuso in modo esagerato la ‘versione russa’ dei fatti, che non era altro che una verità ribaltata secondo quel che piaceva a Mosca. Alcuni colleghi si sono permessi di nutrire dubbi sui responsabili della strage di Bucha, quando era chiaro che in una zona occupata dai Russi non potevano essere stati gli Ucraini a fare il massacro".

Che cosa pensa di un certo pacifismo visibilmente ipocrita?

"Io non critico chi scende in piazza per la pace. Ma dev’esser chiaro che qualsiasi tentativo di giustificare l’invasione russa deve essere respinto".

L’Ucraina non vuole negoziare se prima i Russi non avranno sgombrato il territorio, Crimea compresa.

"La Storia insegna che non bisogna umiliare l’avversario. Ma questa volta la Russia ha superato i limiti. Non bisogna fare concessioni. Non bisogna permettere a Putin di gridare vittoria, perché questo rafforzerebbe il blocco dei paesi che non credono nei nostri valori e nella democrazia".

Putin resterà in sella?

"Potrebbe anche. Una successione non è stata ancora pensata. Ma in Russia tutto può succedere, e anche molto in fretta. L’importante per noi è che questa guerra finisca in modo giusto, riconoscendo all’Ucraina l’inviolabilità dei suoi confini, come vuole il diritto internazionale".

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